DI MARIO PIAZZA
In meno di quattro mesi sono arrivati in Italia 130.000 cittadini ucraini in fuga dalla guerra, è un dovere morale accoglierli a cui gli Italiani non si sono sottratti. Grazie a tutti, ai cittadini, al governo, alla chiesa e alle organizzazioni umanitarie che hanno saputo far fronte all’emergenza.
Solo pochi anni fa le cose andarono diversamente per quelli che arrivarono da sud e da est. Li chiamammo “clandestini” perché un grasso speculatore politico senza scrupoli ci convinse che venivano in vacanza, che nei loro paesi si campava benissimo e che erano pericolosi.
Una militante neofascista suggerì di schierare le navi da guerra per fermarli, una babbiona siliconata accarezzò l’idea di aprire il fuoco contro di loro e qualche cittadino sentendosi incoraggiato lo fece davvero, e per non essere da meno il governo di allora si affrettò a finanziare e armare i mercenari che finalmente avrebbero rinchiuso i “vacanzieri” nei campi di concentramento libici e turchi. Altri, molte migliaia meno fortunati, rimanevano in balìa del mare fino ad esserne inghiottiti mentre un moccioso metteva alla gogna chi tentava di salvarli.
Ora sappiamo per certo che avremmo potuto accoglierli senza troppa fatica sottraendoli alla criminalità in cerca di spacciatori, di puttane e di schiavi da spedire nei campi di pomodori.
Chi aiutare e chi combattere lo abbiamo scelto basandoci sulle suggestioni che ci sono state inoculate, su emergenze affermate o negate, sull’etnia, sulla religione di appartenenza, sul colore della pelle. Un fenomeno che avevamo già visto nascere in Germania esattamente cento anni fa… Vi ricordate come si chiamava?
Non è il cuore che manca a noi italiani, ci manca la memoria e ci manca il cervello.