DI ENNIO REMONDINO
Al via le udienze pubbliche della Commissione d’inchiesta sull’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021. «Si rischia il nulla di fatto – avverte Luca Celada sul Manifesto-, mentre l’insurrezione Gop continua sotto altre forme». ‘Insurrezione’ e forse anche qualcosa di più organizzato che cambia anche il nome ai fatti.
E la scrittrice statunitense Rebecca Solnit su Internazionale, denuncia la ‘Minoranza reazionaria che domina gli Stati Uniti’
Massimi ascolti minime conseguenze
«Le udienze sono state programmate per coincidere con la prima serata dei network nazionali, visibili al massimo numero di persone». Mesi e mesi di lavoro a porte chiuse e oltre mille testimoni sentiti dalla commissione sull’assalto ‘trumpista’ al Campidoglio per tentare di rovesciare il risultato elettorale, la sconfitta di Trump presidente.
Insurrezione pilotata
«Insurrezione pilotata» la definizione ‘politically correct’. Cinque persone uccise (altri quattro agenti della Capitol Police si sarebbero suicidati nelle settimane successive), e a botta calda qualche reazione politica critica da parte repubblicana. «Eppure molti – sottolinea Celada- che pure si erano rifugiati sotto gli scranni prima di venire evacuati dall’aula parlamentare – rimasero allineati con l’ex presidente che per la prima volta nella storia della repubblica aveva tentato di sovvertire una legittima elezione e impedire il passaggio pacifico delle consegne».
Pochi e brevi pentimenti
Subito boicottata la commissione bipartisan di inchiesta. La presidente della Camera Nancy Pelosi costretta a ripiegare su una commissione ad hoc con due soli membri repubblicani subito sconfessati dal loro partito e destinati a pagare con la propria carriera politica quell’adesione. Ma i lavori della commissione sono andati avanti, «malgrado molti dei protagonisti, per lo più membri dell’amministrazione Trump abbiano semplicemente rifiutato di comparire, senza peraltro subire conseguenze (una rara eccezione l’arresto questa settimana dell’ex consigliere Peter Navarro per oltraggio al Congresso)».
Progetto eversivo
“Ora che gli atti della commissione diventeranno pubblici, saranno prevedibilmente ricchi di particolari sulla corruzione, la connivenza e l’avallo (se non organizzazione attiva) dell’insurrezione al culmine di un progetto eversivo mirato a mantenere alla Casa bianca un presidente illegittimo”.
Tutti gli uomini del presidente
Un dossier dettagliato di documenti e testimonianze sulle responsabilità ‘tutti gli uomini del presidente’. Ma, avverte ancora Calada, «È molto improbabile tuttavia che rivelazioni anche clamorose possano provocare un ‘momento Watergate’ come quello indotto dal lavoro della commissione che nel 1973 che contribuì alle dimissioni di Richard Nixon. Più probabile che servano proprio a dare la misura del mutamento ‘epistemico’ di una nazione polarizzata oltre ogni logica indagine». Dubbio legittimo, se nel 1973 il partito di Nixon avesse negato l’evidenza delle malefatte e ci fosse stata un emittente disposta, uno schieramento di stampa e gli allora inesistenti Social amici a denunciare senza sosta un complotto per danneggiare il presidente, «c’è da chiedersi se l’esito di Watergate sarebbe stato diverso».
Le trasgressioni note
- La denuncia preventiva dei brogli prima del voto, le oltre 60 cause penali immancabilmente respinte, le minacce a funzionari elettorali (come Brad Raffensperger in Georgia a cui chiese da «far saltare fuori» gli 11mila e rotti voti necessari a fargli vincere lo stato).
- E per ultimo il comizio in cui ha scagliato la folla contro il parlamento. Ancora oggi il 75% dei repubblicani si dice convinto che Biden abbia «rubato le lezioni».
- E prima delle rivelazioni da parte della Commissione, la demonizzazione preventiva di «caccia alle streghe imbastita dei democratici a scopi politici».
- La Fox non trasmetterà la diretta delle udienze ma farà «contro informazione», mentre da Steve Bannon, via Twitter, lancia l’appello all’«adunata dei patrioti».
Disinformazione e sovversione elettorale
«L’insurrezione è in fondo stato solo un episodio eclatante di un progetto eversivo sposato da un partito che senza maggioranza popolare punta ad altri metodi per consolidare il potere», la sintesi dell’analisi di Celada. E la trama continua «con leggi atte a inibire il voto di segmenti democratici di elettorato e aumentare la discrezione di governi locali (molti controllati dal Gop) sullo scrutinio dei voti».
- Certo l’uso di denunce seriali di brogli, particolarmente nella manciata di stati contesi che potranno decidere le elezioni.
- Video trapelati la scorsa settimana in Michigan hanno rivelato che il comitato centrale Gop intende piazzare funzionari «fedeli» come scrutinatori con istruzioni di denunciare brogli a «un esercito di avvocati».
- L’idea è fare ricorsi sufficienti a paralizzare lo spoglio in attesa che intervengano governatori di stati «amici», tribunali federali e se necessario la Corte suprema blindata dai conservatori.
- Tutto stavolta con la minaccia implicita della forza. Non vi sono in tale scenario garanti istituzionali o commissioni che tengano – nei prossimi due anni la democrazia se la giocano gli americani.
‘Una minoranza reazionaria domina gli Stati Uniti’
L’accusa dura della scrittrice statunitense Rebecca Solnit che appare su Internazionale, a confermare i timori di Luca Celada. Come nel giochino da settimana enigmistica, di collegare i puntini per ottenere il disegno.
«È facile collegare i puntini. Sono vicinissimi e sono i fori d’ingresso dei proiettili sparati contro la società statunitense da una sottocultura che ha il culto delle armi. Mentre inaspriva le limitazioni all’aborto, il Texas ha allentato quelle sulle armi da fuoco. Fucili e pistole sono il simbolo di una particolare versione della mascolinità, fatta di libertà, potere e dominio illimitati, di una mentalità da soldato in cui chiunque è un potenziale bersaglio, in cui la paura alimenta l’aggressività e i diritti dei possessori di armi, riuniti in una setta suprematista bianca, si estendono a tal punto che nessuno è al sicuro da loro».
AVEVAMO DETTO