Di CLAUDIA SABA
Cronache di morti annunciate. Questo sono buona parte dei femminicidi che avvengono in Italia.
Un femminicidio non è mai per caso.
Non lo è quello di Lidia Miljkovic, assassinata due giorni fa a Vicenza da Zlatan Vasiljevic, dopo anni e anni di violenze e minacce gravissime iniziate nel 2011.
Non lo è quello dell’attuale compagna Gabriella Serrano uccisa poco dopo, ma non
prima di aver creato il panico tra le auto in transito lanciando due granate.
Poi l’uomo “coraggioso” si è suicidato.
L’odio per le donne è il vero protagonista di quasi ogni storia di femminicidio.
Arrestato nel 2019, Zlatan Vasiljevic era stato scarcerato e raggiunto da un ordine di allontanamento.
Le motivazioni del Gip evidenziavano chiaramente la pericolosità del soggetto: “La perseveranza dimostrata dal Vasiljevic, unitamente all’abuso di alcol e alla sua incapacità o comunque alla mancanza di volontà di controllarsi pure in presenza dei figli minori, costretti ad assistere alle continue vessazioni ai danni della madre, consente di ritenere altamente verosimile il verificarsi di nuovi episodi di violenza” concludendo che “Le tendenze prevaricatorie di quest’uomo potrebbero con ogni probabilità subire un’escalation in termini di gravità e condurre a tragiche conseguenzel”.
E le cose sono andate esattamente come previsto.
Zlatan era un uomo violento che massacrava di botte la moglie.
Con una pena sospesa in appello, era però di nuovo libero di potersi avvicinare a lei e ai figli.
Non può esserci fine diversa per una donna se non quella di essere ammazzata con 6 colpi di pistola in mezzo alla strada.
Zlatan era un criminale ma secondo gli psicologi che lo avevano in cura era cambiato.
Un percorso di sostegno per uomini violenti, tenuto da psicologhe e psicoanalisti, aveva rilasciato a Vasiljevic un attestato di partecipazione, permettendo all’uomo di ottenere dei benefici rispetto alla pena scontata in carcere per maltrattamenti.
Ma il carattere pericoloso di Zlatan era ben chiaro.
Oggi l’attuale compagno di Lidija si scaglia contro i magistrati: “Dopo che era uscito dalla cella, gli era stato revocato pure il divieto di avvicinamento. Per loro ormai era una brava persona”, ha detto.
La realtà dice invece che Zlatan non era affatto una brava persona ma un assassino che non si è fatto alcuno scrupolo di uccidere Lidja e Gabriela.
Chi non lo ha capito e si difende dicendo “di avere seguito il protocollo” merita di essere giudicato in un processo.
Un percorso di sostegno per uomini violenti è solo l’ultima trovata per portare avanti “progetti” sovvenzionati dallo Stato che non servono a nulla.
Gli uomini violenti non cambiano.
Restano violenti per sempre, convinti che le donne siano tutte “puttane” e loro sempre nel giusto. Anche quando ammazzano.
A distanza di tre giorni un’altra donna è stata assassinata in Veneto, soffocata con un cuscino dal marito che poi si è tolto la vita.
Anche lui, “una bravissima persona” dicono i vicini.
Chissà perché sono tutte “brave persone” quelle che si armano e agiscono contro le donne.
La realtà è che le odiano.
Perché?
Forse perché le donne oggi hanno più consapevolezza di valere e di chi vogliono nella loro vita.
A tutti quelli che “progetti, progetti, progetti”, progettate con la vostra vita, non con la nostra per riempirvi le tasche.
Le donne valgono.
Altrimenti anche voi le state trattando come “mezzi” e non come persone.