C’ERA UNA VOLTA LA GLORIOSA CESARE POZZO

DI ANTONELLO SETTE

 

Non c’è pace per la Cesare Pozzo, la società di mutuo soccorso più antica d’Italia, già al centro due anni di uno scandalo finanziario per una truffa milionaria ai danni dei soci. Una vicenda incresciosa, che aveva indotto la società a nominare un nuovo consiglio di amministrazione e ad avviare un percorso inclusivo, che prevedeva il pieno e diretto coinvolgimento dei soci, dei delegati regionali e di tutti i dipendenti. L’obiettivo era il rilancio di una società gloriosa, colpita al cuore e sul punto di affondare. Quello sforzo collettivo sta, a quanto si intuisce, naufragando miseramente. Sarebbe saltato di nuovo il banco, tra epurazioni selvagge, strappi plateali, reiterati episodi di mobbing, intimidazioni al personale, compresi ad alcuni dirigenti territoriali e una totale concentrazione dei poteri nelle mani di un neonato cerchio magico. Un quadro fosco, che filtra, con il tan tan dei sussurri, dal porto delle nebbie, in cui la Cesare Pozzo sembra incagliata. Due anni fa tutti avevano auspicato una assoluta trasparenza anche nella comunicazione, da condividere con tutti gli attori del nuovo corso. Invece, a quel che trapela, il clima interno, in vista dell’assemblea nazionale di luglio, è tutt’altro che sereno, fra diatribe incrociate e muri contro muri. Anche perché, è bene ricordarlo, nei primi mesi del 2023 entrerà nel vivo la campagna elettorale per la nomina del nuovo organo direttivo e dietro l’angolo già si intravvedono clamorose sorprese. Qualcuno dei soci influenti della più antica società di mutuo soccorso del Bel Paese è pronto a scommettere su una resa dei conti, che non guarderà in faccia nessuno. Una cosa sembra certa. Così, dicono in tanti, non si può andare avanti. Pena un default morale prima ancora che finanziario.

di Antonello Sette