L’ARROGANZA DEL POTERE…

DI LEONARDO CECCHI

 

Siamo in Veneto, a Mira, elezioni comunali. Sul palco c’è Renato Brunetta. Arriva un operaio, che non è d’accordo con ciò che dice.
Brunetta inizia ad insultarlo: “Sei un dipendente? E perché cacchio parli allora? Mettiti in proprio”. Così per due o tre volte.
Poi quando il lavoratore chiede di potergli replicare, il “buon” Brunetta chiosa con una frase che definire miserabile è dire poco: “No, non parli. Il microfono ce l’ho io e comando io. Tu continua a fare il tappezziere, dipendente”.
Se qualcuno si fosse mai chiesto che cos’è la destra italiana la risposta la può trovare qui.
È l’arroganza, è il classismo, è l’usare “tappezziere” e “dipendente” come insulti nei confronti di una persona.
È l’essere forte con i deboli e debole con i forti. Perché la loro vigliaccheria – voglio dirlo chiaro – è questa. Quella di chi davanti ad operai e gente considerata più fragile si permette di fare lo spaccone, di ridergli in faccia, di chiamarlo “tappezziere” per insultarlo. Ma che poi si mette a carponi di fronte al potente di turno.
Brunetta ben rappresenta questa destra.
Ciò che stupisce sono gli operai che votano quelli come lui.
Per loro siete “tappezzieri”, detto in quel modo. E non lo intendono come un complimento.
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