DI ENNIO REMONDINO
Si spegne la coalizione di destra, centro e sinistra, più il partito arabo Raam, che un anno fa aveva posto termine al lungo regno politico di Benyamin Netanyahu. Ora l’ex premier sogna un clamoroso ritorno al potere mentre nel Paese monta la rabbia palestinese e trovano sempre più spazio gli estremismi ebraici.
Dimissioni in diretta tv
«I due architetti della coalizione di governo, messa insieme appena un anno fa, il primo ministro Naftali Bennett e il ministro degli esteri Yair Lapid, rivolgendosi ieri sera al paese in diretta tv, hanno spiegato di aver ‘esaurito’ tutti gli sforzi per tenere insieme l’esecutivo di fronte alle continue ribellioni di deputati della fragile maggioranza formata da otto partiti di centro, centrosinistra, destra e l’islamista Raam».
Bennet lascia l’incarico e sarà Lapid –spiega Michele Giorgio sul Manifesto-, ad assumere l’interim come primo ministro dopo lo scioglimento del parlamento, premier fino alla formazione del nuovo governo dopo le elezioni.
Sarà perciò Lapid a ricever il presidente Usa Joe Biden che, ieri sera, ha confermato, nonostante la crisi di governo in Israele, il suo viaggio in Medio oriente a metà del prossimo mese.
Netanyahu. A volte ritornano
La fine del governo Bennett potrebbe aprire la strada a un clamoroso ritorno al comando proprio all’ex primo ministro e leader della destra e del partito Likud. «Questo governo fallimentare è arrivato al capolinea», ha commentato Netanyahu promettendo che insieme ai suoi alleati formerà «un governo allargato guidato dal Likud che ridurrà le tasse, condurrà Israele verso successi enormi, inclusa l’estensione dell’area della pace».
Gli analisti però dubitano che Netanyahu sia in grado di mettere insieme una maggioranza di almeno 61 deputati su 120. La destra in Israele è maggioritaria ma è spaccata proprio sul nome di Netanyahu, «personaggio politico divisivo che è rimasto vittima di rivalità e scontri personali che egli stesso ha alimentato per anni al punto da perdere alcuni alleati decisivi per la formazione di una coalizione di destra».
Autunno pericoloso
I giornali israeliani hanno già indicato una possibile data per le elezioni, le quinte in poco meno di quattro anni. Haaretz scrive del 25 ottobre, altri guardano all’inizio novembre di quelle americane di Medio termine.
L’eterna irrisolta questione palestinese
Governo composito e travagliato. Decisivo per la crisi il voto su una legge che viene rinnovata ogni cinque anni e che estende un grosso pezzo della legislazione israeliana sulle colonie in Cisgiordania. Una misura che cerca di legittimare l’occupazione israeliana in Cisgiordania, condannata regolarmente da gran parte della comunità internazionale.
Haaretz scrive che Bennett, capito che non avrebbe avuto una maggioranza necessaria per approvare la legge, ha deciso le dimissioni per non farsele imporre da Benjamin Netanyahu. E proprio Netanyahu, tuttora sotto processo per truffa e corruzione, sarà al centro di una certo feroce campagna elettorale. «Il governo Bennett era tenuto insieme più dall’ostilità nei confronti di Netanyahu che da altri elementi», aveva fatto notare il New Yorker.
Politica ‘fluida’, confusa e pasticciata
La politica israeliana è da anni molto fluida e frammentata, con partiti e leader che fanno e disfano coalizioni e guadagnano e perdono moltissimi elettori in brevi lassi di tempo, rileva il Post. Diversi commentatori ritengono che le tensioni politiche riflettano un periodo molto agitato per la società israeliana dal punto di vista sociale ed economico, più della questione palestinese o delle tensioni internazionali attorno.
La ‘fluidità del quadro politico’ è testimoniata dallo stesso Bennett che ha cambiato partito tre volte negli ultimi quattro anni. Ma forse adesso si arrende. Anshel Pfeffer, commentatore di Haaretz e corrispondente dell’Economist da Israele, ha scritto che ci si aspetta che Bennett si «prenda una pausa dalla politica».
“Intanto la questione palestinese sembra lontanissima da una soluzione equa o almeno dignitosa, mentre durante i primi mesi della pandemia ci sono state enorme manifestazioni contro le diseguaglianze generate dal sistema economico israeliano”.
Da:
21 Giugno 2022