DI MAIO NON C’E’ PIU’. FINALMENTE

DI GIOACCHINO MUSUMECI

 

Divertente è ascoltare i vari Renzi, Boschi etc, dire che il Movimento 5 Stelle non esiste più. Come se nel 2019, quando il santo patrono della minkiata perpetua e la sua madonnina cerulea formarono quel grumo di disonesti sotto il simbolo dell’impostura, si fosse alzato un Di Maio qualunque e avesse sancito la morte del Pd indicandone le spoglie.
Come abbiamo visto le cose sono andate diversamente: la compagine renziana è relegata all’insignificanza. A conti fatti la premiata ditta Renzi & Co vale a malapena il 2% di consensi.
Allora quanto può valere DI Maio e gli accattones, lo scopriremo in pochissimo tempo.
Al di la delle solite scemenze sull’ennesima morte pentastellata è tutto estremamente chiaro: Di Maio se n’è andato – oh my gosh!- lasciando dietro si se una scia di “finalmente s’è levato di mezzo”. Il Ministro era inviso alla maggioranza di grillini, in verità un tormento.
Non credo infatti mancheranno a qualcuno la facies dimaiana, la voce monocorde, il politichese artificioso, gli strafalcioni e le rivisitazioni geografiche condivise tra Di Maio e Di Stefano. Tanta ignoranza ha più volte messo in imbarazzo Movimento ed elettori costretti a difendersi dal pubblico ludibrio.
Gli accattones dimaiani fanno felice Draghi, rendono più forte la Dx e indeboliscono la Sx che con Di Maio o senza, non ne cava piede.
Tuttavia il favore più grande è proprio quello offerto agli elettori che finalmente non dovranno più chiedersi, nonostante l’ovvietà, che intenzioni avesse il ministro degli esteri.
Il gruppo parlamentare si forma alla scadenza dei mandati dopo i quali tanti livorosi sarebbero tornati a casa. Poltronismo nudo e crudo: Di Maio è l’elemento degenerato del grillismo che pugnala il proprio creatore per incapacità manifesta e invidia del pene politico paterno.
Parlare di contenuti è un insulto, Di Maio e gli accattones non ne hanno mai realmente avuti, a dimostrarlo l’incredibile voltafaccia a tutti i loro ingenui e creduloni elettori. Invece sentir parlare di responsabilità e radicalizzazione all’indietro chiarisce definitivamente la natura del “dimaianismo”: riformare il Movimento “In avanti” equivale per Di Maio a trasformarlo in un postribolo centrista frequentato da coloro che anelavano la morte pentastellata.
Ma certo trasformismo non è mai stato nelle corde di Giuseppe Conte. L’ex premier non s’è mai allineato ai desiderata di potenti sempre più corrosi dall’ambizione, che nel ministro hanno individuato il mezzo idoneo a frammentare l’unica reale minaccia a Draghi. Oggi grazie a “Insieme per il futuro”, il potere aggiunge una corsia all’autostrada verso l’autoritarismo, ciascuno rifletta per bene su questo.
Perciò Luigi di Maio, il “riciclone” sputtanato forever, ha dovuto forzatamente levare le tende trascinando con se, PER FORTUNA, il peggio del movimento, quello che piace a establishment e giornalisti.
Eppure lo spacciatore di congiuntivi errati dovrebbe saperlo: non c’è nulla di più triste e morituro dell’impostore che davanti alle proprie menzogne si nasconde cambiando abito non potendo cambiare faccia e cervello.
Grazie per esser finalmente andato via caro Di Maio, siano benedette le prossime elezioni.