DI MARIO PIAZZA
Fino a una decina di anni fa una notizia così non dico che mi avrebbe fatto stappare champagne ma almeno un sorriso di piacere me lo avrebbe stampato in faccia, come una ventata di aria fresca in queste giornate di canicola.
E invece niente. A parte il piacere personale per la vittoria di un uomo d’altri tempi come Damiano Tommasi a Verona, del risultato politico non mi importa una beata fava.
Eppure la mia passione politica se non nei fatti almeno nei pensieri è ancora tutta lì: comunista, libertaria, antirazzista e antifascista.
Ma se negli anni non ho perso la passione e di sicuro non mi sono lasciato ammaliare dalle sirene liberal-socialiste (che Marx ed Engels mi perdonino questo paradosso) che cavolo è successo nel frattempo? E’ successo che gli schieramenti politici sono indistinguibili, e non è colpa della mia seccante presbiopia senile.
Rimane solo la mia repulsione per la forma della destra. Come alla maggior parte di voi mi si rivolta lo stomaco nel vedere l’arroganza di Berlusconi e la barba impiastricciata di crema e razzismo di Salvini e nell’udire i latrati andalusi della Meloni.
Ma se vado oltre la forma come qualsiasi consultazione elettorale dovrebbe imporre, mi accorgo che la sostanza è tragicamente simile da qualsiasi parte si guardi e non soltanto nella mia piccola italietta di mercanti e prosseneti vestiti a festa.
Marx ci aveva avvertito. Quando il ciclo vitale del capitalismo starà per concludersi lo vedremo contorcersi per sfuggire alla inevitabile fine.
Mi piacerebbe tanto campare almeno una settimana più di lui, e allora sì che la passerei stappando champagne.