DI MARIO PIAZZA
Sessant’anni di lavoro sono tanti, e se si lavora duramente con intelligenza, coraggio e immaginazione accompagnati dalla indispensabile fortuna si possono ottenere risultati grandiosi, ma non ci sono qualità al mondo che possano giustificare la differenza tra la mera sopravvivenza del più stupido e svogliato degli uomini e i 30 miliardi di Euro accumulati da Leonardo Del Vecchio.
E non stiamo parlando dei fenomeni da baraccone che vediamo nella finanza, nello sport e nello spettacolo che grazie a deformazioni del sistema mettono insieme patrimoni assurdi in pochi anni, Del Vecchio era una persona geniale ma normale che semplicemente lavorando ha guadagnato onestamente una media di mezzo miliardo l’anno, due milioni al giorno, duecentomila euro l’ora per sessant’anni incluse le festività e i fine settimana.
E allora, ripensando ai fenomeni da baraccone, forse non si trattava neppure per loro di deformazioni del sistema. Forse il sistema è guasto dalle sue fondamenta perché se è legittima l’aspirazione umana alla sicurezza e a garantirsela per il futuro proprio e dei propri figli e nipoti è invece assurdo, indegno, immorale e malato che quella sicurezza possa arrivare a estendersi per i prossimi cinquemila anni o giù di lì.