IL MERCATO DEL PETROLIO NON E’ PIU’ “COSA NOSTRA” OCCIDENTALE. INDIA E NON SOLO

DI PIETRO ORTECA

 

L’India acquista il petrolio russo a prezzi stracciati, e l’Europa dell’embargo a peso d’oro. La linea dell’embargo a gas e petrolio russi decisa dal Parlamento di Bruxelles su ‘suggerimento’ della Casa Bianca si rivela un clamoroso fallimento politico. Dopo l’ennesimo boicottaggio Occidentale il mercato internazionale dell’oro nero si affolla di nuovi acquirenti, specie asiatici. L’India è in prima fila e non vuol lasciare campo libero alla concorrenza cinese.
Le analisi critiche del Wall Street Journal

Sospettabilissimi intenti

Alla riunione Nato che comincia domani, a Madrid, nella testa di Joe Biden ronzeranno i “Brics”, i Paesi più importanti (e più grossi) tra quelli che si stanno sviluppando rapidamente. Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, riunitisi alcuni giorni fa, su invito di Xi Jinping, sono “l’altro mondo”. Qualcuno, evidentemente, ha fatto capire alla Casa Bianca che non bisogna per forza essere “amici di Putin” per pensarla in modo diverso dall’Occidente. Specie quando si tratta di sviluppo economico, indispensabile per dare risposte immediate ai bisogni di popolazioni in crescita esponenziale. Insomma, Paese che vai, problemi che trovi, Mr. President. È inutile lanciare le crociate, sia pure giustificatissime, sulla “lotta per il rispetto del diritto internazionale”, quando, a Nuova Delhi, hanno altre priorità. Magari gli indiani faranno il possibile, per non scontentare gli americani. Ma prima devono pensare al pane e al companatico per un miliardo e 400 milioni di persone.

Le inascoltate minacce americane

Corto e netto, il premier del colosso del subcontinente asiatico, ha fatto recapitare, a stretto giro di posta, un avviso ai naviganti: l’India continuerà a comprare petrolio, a milioni di barili, dalla Russia. Punto. Il “messaggero” utilizzato, poi (la Ministra delle Finanze, Nirmala Sitharaman) “santifica” le scelte di Modi e dimostra che l’India non teme rappresaglie. In passato, il Dipartimento di Stato aveva lanciato minacce “trasversali”, di possibili ritorsioni per chi avesse violato l’embargo commerciando con la Russia. Ma Narendra Modi è un osso duro e sa ballare una danza geopolitica raffinata, barcamenandosi tra Russia, Cina e America. Il Wall Street Journal spara la notizia in prima pagina, quasi a sottolineare la sostanziale impotenza di Washington nel riuscire a “convincere” (diciamo così) gli indiani. La verità è che Putin fa a Narendra Modi un “prezzaccio”, con un appetibilissimo supersconto. “Io compro il petrolio dove è più economico per il mio Paese – dice Sitharaman – d’altronde gli europei acquistano ancora gas e petrolio russi. Per non parlare dei fertilizzanti”.

Wall Street Journal

Ma è lo stesso WSJ a rivelare un retroscena, a metà strada tra il comico e il tragico. E cioè una vera e propria partita di giro. Le sanzioni “ostacolano” il petrolio russo, che prende altre strade. Putin lo vende “con lo sconto” ai cosiddetti “non allineati”, mentre il costo globale invece sale. Così Putin guadagna due volte: il greggio che non vende in Occidente lo piazza in Asia e quello che vende in Europa costa caro e salato. Chi ci perde? Lo stesso discorso, ma con alcuni doverosi distinguo, si potrebbe fare per il gas. Comunque sia, a dimostrazione di quanto diciamo, il Ministro per l’Energia indiano, Hardeep Singh Puri, ha sostenuto che l’anno scorso l’India importava dalla Russia solo lo 0,2% del suo petrolio. Ma quest’anno, dopo le sanzioni imposte dall’Occidente, la disponibilità di greggio a buon mercato, anzi a prezzi stracciati, “per gli amici” è improvvisamente aumentata. Lo stesso dicasi per il gas. L’India, a febbraio, importava 30 mila barili di petrolio al giorno. Questo mese ha toccato, quotidianamente, la media astronomica di un milione.

Il secondo colosso asiatico

In pratica, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, ormai il colosso asiatico, guidato da Narendra Modi, acquista il 25% di quanto importa tutta l’Europa. A qualcuno dei “duri e puri” sempre pronti a difendere (a chiacchiere) la democrazia degli altri, il Ministro Puri risponde con una lezione di realpolitik. “Circa 60 milioni di persone, in India, ogni mattina vanno alle stazioni di servizio per riempire i loro serbatoi. L’obiettivo principale del governo è garantire che ci dia abbastanza carburante, a prezzi accessibili per mantenere il Paese e la sua economia in funzione”. Argomento ribadito dalla Ministra Sitharaman, la quale, dopo avere assicurato di non avere subito pressioni dagli Stati Uniti (excusatio non petita), ha aggiunto: “Non vogliamo assolutamente incoraggiare la guerra. Stiamo solo mettendo gli interessi dell’India al primo posto”. E ci vuole tanto per capirlo?

La Nato Usa

“Certo, i Paesi della Nato (ma sarebbe forse più onesto dire gli Stati Uniti) ce la stanno mettendo tutta, per strangolare la Russia di Putin. Visto che al Cremlino ormai si sono convinti di “caucasizzare” la povera Ucraina, progettando per questa orgogliosa nazione un futuro da Confederazione slava “alla Svizzera”, cioè un Paese ridotto ai quattro cantoni. Inaccettabile. Ma il mondo è grande e il problema è che non possiamo pretendere da tutti di pensarla come noi”.

Di Piero Orteca

Da:

28 Giugno 2022