CHI PER LA PATRIA MUOR VISSUTO E’ ASSAI

DI MARIO PIAZZA

 

Mercadante, l’autore ottocentesco dell’opera lirica da cui proviene questo motto, non ha potuto infilarcelo per questioni di metrica ma che si riferisse alla patria propria e non a quella di altri è di tutta evidenza. Una banalità, di quelle da scrivere sui muri o su una piastrella da appendere in cucina o magari da incidere nel blasone di famiglia o in tempi moderni da tatuarsi sulle chiappe.
Una banalità resa famosa dai fratelli Bandiera che pare la canticchiassero mentre si avviavano alla propria fucilazione per mano dell’invasore borbonico. Sorvoliamo sul fatto che i fratelli fossero nobili veneti austriaci che col regno delle Due Sicilie c’entravano davvero poco, mica vorremo gettare un’ombra su due eroi del Risorgimento, no?
Ammettiamo pure, solo per un momento, che la propria patria faccia parte di quei beni supremi indicati insieme a Dio e alla famiglia prima da Mazzini e poi da Mussolini, ma che c’entriamo noi con l’Ucraina? E se ci riguarda l’Ucraina perché non ci hanno riguardato le cento patrie altrui massacrate prima di lei?
Giorno dopo giorno la stolida alternativa draghiana tra pace e condizionatori accesi si allontana per far posto a prospettive terribili fatte di povertà e di morte, e allora chiudo con un’altra citazione molto più comprensibile. E’ di un filosofo ottocentesco come i fratelli Bandiera, quel Proudhon caro a chiunque abbia nelle proprie vene almeno un cucchiaino di sangue anarchico:
“Perisca la patria, e che l’umanità sia salva.”
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