DOTT. BORSELLINO,

DI ANTONELLA PAVASILI

 

solo poche parole.
Per dirle che non mi piace scrivere di mafia.
Proprio per niente.
È come una coltellata per me, un pugno di sale sulle ferite purulente di questa terra.
Che poi scriverne…perché?
Per scaricarci la coscienza? Per sentirci tutti bravi, belli, giusti?
E poi sederci a tavola con chi mafioso certificato magari non lo è, ma vive, respira, opera da mafioso…
Ma per favore!
Mi astengo dott. Borsellino, non se ne abbia a male.
Lei, che di mafia ci è morto, capirà.
La mafia che piace a tutti, che ingrossa le file dei finti perbenisti, dei duri e puri, non c’entra niente con lei.
Quella mafia lì, quella più pericolosa, è altro.
Non è solo stragi.
Non è solo pizzo.
Non è solo lupara.
Non è solo tritolo.
Non è solo sangue.
No.
È anche prevaricazione, minaccia, intimidazione, malaffare, arroganza.
Violenza.
E omertà.
È capo chino e spalle curve.
È paura e angoscia.
È camminare rasente ai muri.
Muti, ciechi, sordi.
La mafia del bavaglio.
La mafia delle posizioni di potere agguantate per caso e trattenute con forza, con le unghie e con i denti.
La mafia dei finti ciechi e dei finti stolti.
Quelli che non vedono e non capiscono.
E fingono di combattere.
Che orrore, dottore mio.
Mi limito a pregare per la sua anima.
Che di scrittori occasionali e affranti oggi ne è piena la Sicilia.
Che tanto domani…si ricomincia.
Si stia bene dottore, che dalle parti Sue sicuramente si sta meglio che qui.
L’abbraccio ❤️
19 luglio 1992 – 19 luglio 2022
Trent’anni dalla strage di via D’Amelio.