DI MARIO PIAZZA
A partire dal quel 1994 in cui ci fu somministrata la insulsa pochade berlusconiana “amo-il-mio-paese” le campagne elettorali hanno smesso di essere un prologo di democrazia per diventare spot pubblicitari privi di contenuti.
Non bastavano gli spot. Quello che ci accompagnerà da oggi fino al 25 settembre sarà un reality show da far crepare di invidia Master Chef, una corsa per la sopravvivenza dove le squadre cambieranno di continuo sgomitando, facendo sgambetti e ricorrendo ad ogni bassezza per salire in una balconata dimezzata dopo averci rifilato non appetibili ricette ma rivoltanti “mappazzoni”.
Del colore del grembiule non importerà più niente a nessuno, qualsiasi tinta dal merdaccia pallido al mogano cassa da morto andrà bene pur di raggiungere la puntata successiva.
Per questo le previsioni e i sondaggi non valgono più nulla, ne abbiamo appena avuto due prove inconfutabili con la rielezione di Mattarella prima e con il tonfo di Draghi poi. Per questo varrà ancora una volta la pena di votare, perché non ci sono cavalli vincenti ma soltanto una mandria di somari in preda al panico e tutto può succedere.
Del resto, chi di noi non avrebbe desiderato almeno per una volta essere al posto di Jo Bastianich per poter dire all’avvelenatore di turno “Togliti il grembiule, devi lasciare la cucina”?
Io ci riprovo, voi fate come vi pare.