A PROPOSITO DI CONTE

DI MARIO PIAZZA

 

Ci sono cose che sfuggono alla mia comprensione e che mi fanno perdere quel poco di considerazione che mi è rimasta per la razza umana, tra esse spicca in questi giorni il linciaggio di Giuseppe Conte.
Quello schifo del suo primo governo è finito tre anni fa con l’invettiva contro Salvini e da quel momento è iniziata un’era geologica di doppiezze e voltafaccia da cui nessun politico può chiamarsi fuori. Sulla scena politica abbiamo oggi una consorteria di fascisti mascherati, di traditori compulsivi, di nemici della povera gente, di servi di questo o quel potere, di omofobi, di pacifisti con l’elmetto in testa, di ladri senza vergogna e di puttanieri in disarmo.
Ce n’è per tutti in questo bordello di sfacciato opportunismo, e il reprobo da massacrare sarebbe l’unico che da tre anni tiene dritta la propria barra in una direzione è che di per sé una dichiarazione di pentimento per quanto tollerato in quei 15 mesi di merda?
Ma fatemi il piacere, pagliacci e farisei di ogni colore.
Se Conte avesse intorno a sé un vero partito e non la poltiglia residuale di quel fenomeno da baraccone che furono i cinquestelle sarebbe la persona più degna (o meno indegna se preferite) del mio voto.