DI MARIO PIAZZA
Lo diceva della politica più di mezzo secolo fa quel geniaccio cinico di Ennio Flaiano, ed erano ancora i tempi in cui Berlusconi suonava il piano sulle navi da crociera e i tanti fascisti sopravvissuti al 25 Aprile dopo aver nascosto in cantina il manganello cercavano di scrollarsi di dosso la puzza dell’olio di ricino.
Da allora la finta destra liberale, quella che cercava di convincerci che più loro avrebbero potuto abbuffarsi e più briciole sarebbero cadute dalla tavola per sfamare anche noi, ha fatto passi da gigante verso la fogna politica, economica, culturale e sociale in cui le generazioni successive sono state condannate a vivere.
Dalla parte opposta, quella parte che nella concitazione dei discorsi ancora ogni tanto ci scappa di chiamare sinistra, le cose non sono andate meglio e non parlo solo di temi etici come l’ambiente o la guerra.
Quello che oggi chiamiamo il “campo largo progressista” come un malato di Alzheimer ha progressivamente dimenticato la ragione della propria esistenza che, per la legge delle forze opposte e dell’equilibrio che da essa deriva, fu la difesa dei tanti deboli dagli assalti dei pochi forti.
Siamo diventati un paese squilibrato sotto ogni punto di vista. Abbiamo le pezze al culo e raddoppiamo le spese militari, la popolazione attiva cala a vista d’occhio e cacciamo via chi vorrebbe lavorare, siamo sempre più malati e ignoranti e restringiamo i bilanci di sanità e istruzione.
E se ci affacciamo sul sociale è peggio che andar di notte.
I diritti civili acquisiti da decenni vengono rimessi in discussione. Prosperano i violenti, i razzisti, gli odiatori di donne e di vecchi, di cani e di gatti, di bianchi e di neri.
Vincono gli ignoranti su tutta la linea, i giovani che credono che sfondarsi di sciottini sia un evento, gli adulti che sognano di arricchirsi senza fare un ca22o e i vecchi che borbottano come fosse migliore il loro mondo lasciando che questo vada alla deriva.
La situazione, caro Flaiano, oggi è seria per non dire tragica e prima o poi qualcuno si incazzerà davvero vedendo i “maitre a penser” della politica, quelli che dovrebbero essere i punti di riferimento per noi popolo bue, agitarsi istericamente non per migliorare le cose ma per trovare l’alleanza elettoralmente più redditizia e il collegio più sicuro.
Scusate lo sfogo ma oggi mi sono svegliato così, pensando che la sacrosanta rabbia che ognuno di noi ha in corpo verrà stemperata e diluita nell’astensione dal voto, una vera pacchia per i farabutti di cui sopra.