DI ENNIO REMONDINO
Ieri gli Stati Uniti “hanno autorizzato il pacchetto di assistenza alla sicurezza più grande” mai deciso finora, armi per un miliardo di dollari, 13mo pacchetto di forniture dall’amministrazione Biden da agosto 2021.
Ma, da una Inchiesta Cbs: il 60-70% degli armamenti inviati non è mai arrivato in Donbass ma sarebbe fermo nei depositi europei o nell’ovest dell’Ucraina. Oppure è sparito.
Ultimo caso di frizione con Zelensky: gli Stati uniti non si fidano e mandano il comandante del centro di assistenza alla sicurezza, l’organismo che gestisce gli aiuti bellici degli Stati uniti ai paesi stranieri.
Armi su armi e miliardi su miliardi dove?
Il Pentagono ha reso noto un nuovo invio di forniture militari a Kiev, valore un miliardo di dollari, 13mo pacchetto di forniture approvato dal presidente Biden da agosto 2021. Dall’inizio del conflitto in Ucraina, gli Stati Uniti hanno inviato a Kiev forniture militari per un valore di 9,8 miliardi di dollari. Ma, negli ultimi giorni molti media statunitensi hanno denunciato come molte armi e munizioni giunte in Ucraina siano finite per alimentare traffici internazionale di armi verso altri fronti di guerra e terrorismo.
L’inchiesta CBS News e ‘correzioni’ Usa
Secondo un’inchiesta del network americano CBS, soltanto il 30-40% delle forniture sarebbe finito davvero per sostenere l’esercito di Kiev in prima linea. nel Donbass, e lungo la linea del fronte. Ma l’inchiesta “Arming Ukraine” è poi stata rimossa dal sito della stessa CBS che ha rettificato molti contenuti affermando che “nuove informazioni” avevano rivelato che il controllo sugli armamenti all’Ucraina era notevolmente migliorato negli ultimi mesi. Episodio che conferma il livello di pressione politica che subiscono i media anche nel democratico Occidente.
Dal campo di battaglia a quello politico
Le nuove forniture urgenti di armi e munizioni americane per urgenza e dimensioni sembrano confermare le difficoltà crescenti che le truppe ucraine stanno incontrando sui fronti del Donbass, di Kharkiv e della regione di Kherson. Ed ecco che Kiev svela l’arrivo di Garrick Harmon, uno degli uomini più importanti nelle gerarchie militari americane. Dalla sua opinione dipende il sostegno all’esercito ucraino, ormai vicino ai 25 miliardi di dollari. I movimenti di Harmon dovrebbero essere coperti dal più stretto riserbo, annota Luigi De Biase sul Manifesto, dopo nuove e preoccupanti rivelazioni sul flusso criminale di armi nel paese.
Già Europol avvertiva
Ad aprile l’Europol aveva messo in guardia sul pericolo che le armi trasferite all’Ucraina potessero essere rivendute a organizzazioni criminali. A metà luglio alcuni governi della Nato hanno chiesto di introdurre un sistema di tracciamento. Ma le rassicurazioni avanzate di volta in volta dal ministro dai ministeri Difesa ed Esteri di Kiev non hanno convinto. «In privato, ha scritto la scorsa settimana l’editorialista del New York Times Thomas Friedman, i funzionari americani sono molto più preoccupati per la leadership ucraina di quanto facciano intendere. C’è profonda sfiducia nei confronti di Zelensky».
Una valanga di soldi e ora di dubbi
Il sostegno concesso all’Ucraina ha ben pochi precedenti annota ancora De Biase. «Ai 23 miliardi di dollari in aiuti militari ricevuti da Washington occorre aggiungere i quattro della Gran Bretagna , i due della Polonia e il miliardo e mezzo della Germania». Oltre agli undici miliardi di euro dell’Unione europea per garantire al paese stabilità finanziaria. I dubbi dell’amministrazione americana sembrano sostanzialmente due. Il primo riguarda la tenuta dell’Ucraina di fronte alla crisi: quanto a lungo può reggere il sistema Zelensky? E, più importante ancora, quanto è vicino l’attuale gruppo dirigente ucraino al punto di vista americano sul futuro del Paese nel confronto col la Russia?
Tensioni a stampa ‘distratta’
Il mese scorso il capo dei servizi segreti, Ivan Bakanov, e la numero uno della procura generale, Irina Venediktova, sono stati esclusi dai loro posti con decreti presidenziali. Zelensky ha sostenuto l’ipotesi del tradimento, ma per la più attenta stampa americana rispetto a quella europea, appare sempre più credibile che la decisione abbia a che fare con il poderoso traffico di armi e denaro verso l’Ucraina. La seconda questione è ancora più profonda e suo modo pericolosa, rispetto ad una sfida politico militare che ormai coinvolge il mondo: «quant’è vicino Zelensky al punto di vista americano sul futuro dell’Ucraina?»
Tensioni con Washington prima del conflitto
Memoria per tanti, troppi distratti. Tra il 2019 e il 2020 le autorità americane hanno aperto diversi filoni di inchiesta sugli affari del miliardario Ihor Kolomoyskiy, l’oligarca padrino politico di Zelensky. L’anno scorso il Dipartimento di Stato ha inserito lui e i suoi familiari nella “black list”, nonostante i tentativi di dissuasione di Kiev. Poi, le questioni militari. «Gli Stati Uniti sostenevano che i russi con la loro imminente offensiva avrebbero ridotto l’esercito ucraino a pochi nuclei di resistenza. Zelensky ha smentito a lungo la possibilità di una invasione su larga scala e ha accusato apertamente gli americani di ‘alzare la tensione’».
Ora il ‘Caso Harmon’
«Il caso Harmon è l’ultimo episodio di una relazione difficile», conclude De Biase. Da Kiev hanno fatto sapere che il generale è in Ucraina da «alcuni giorni». E il suo viaggio avrebbe preceduto, quindi, di poche ore l’inchiesta della CBS. Le proteste contro quel reportage sono state forti e certo non solo ucraina visto il network ha deciso di rimuoverlo dal suo sito, «alla luce di nuovi elementi». Mentre il ministro degli esteri ucraino vorrebbe addirittura un’inchiesta internazionale, «per stabilire chi lo ha permesso e perché». Versione “libertà di stampa” decisamente locale su cui riflettere.
Wanted Garrick Harmon?
“Kuleba ministro sul suo profilo Twitter, quasi rivolto a Mosca. «Prima di assumere l’incarico che ricopre oggi, Harmon ha costruito le difese della Nato nei paesi Baltici, ha avuto rapporti con la Georgia, e ha servito come attaché militare all’ambasciata a Mosca. È, insomma, una figura chiave nel confronto con il Cremlino». Quasi un avvertimento non proprio politico”.
Da:
9 Agosto 2022
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