TRUMP PERQUISITO CHE DIVENTA MARTIRE INGOMBRANTE E PERICOLOSO

DI PIERO ORTECA

 

 

«Lock and load»: caricare un’arma da guerra nel gergo militare. «Questa è una guerra civile 2.0». «Io ho già comprato le munizioni». «È un attacco politico orchestrato da Biden». «Negli Stati Uniti non avremo più elezioni».
Guerra civile per ora via web alla notizia della perquisizione della residenza dell’ex presidente a Mar-a-Lago da parte dell’Fbi.
Trump che si definisce sotto assedio, vittima di un uso politico della Giustizia. E ora il partito repubblicano in piena campagna elettorale, vuole indagare il Procuratore generale.

America lacerata e l’ombra ingombrante

Un’America sempre più lacerata continua a dover fare i conti con l’ombra ingombrante di Donald Trump. La perquisizione dell’FBI nella sua villa in Florida, alla ricerca di documenti “classificati”, ha scatenato un putiferio. Mai, nella storia degli Stati Uniti, un ex Presidente aveva subito un simile umiliante trattamento, che apre la strada a molti interrogativi. Gli stessi che si pone la stampa Usa, che ieri alla notizia, a seconda del suo posizionamento, dedicava titoli di prima pagina assortiti. Intanto, sgombriamo il campo da un equivoco: l’intervento degli agenti non ha niente a che fare con l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021. No, il Dipartimento di Giustizia sospetta che Trump, dopo aver lasciato la Casa Bianca, si sia portato appresso una mole cospicua di documenti riservati, che avrebbe invece dovuto riconsegnare agli uffici federali.

Rischio non galera ma fine politica

Come spiega il Wall Street Journal, si tratta di un reato punibile “fino a cinque anni di carcere”, ma non è questo il risvolto politicamente più pericoloso per Trump. La procedura prevede anche l’impossibilità “di aspirare a incarichi federali”, tra cui la Presidenza. In questo caso, The Donald potrebbe dire addio, definitivamente, ai sogni di gloria nel 2024. Comunque, questi sono solo i primi fotogrammi di un film che si prevede lungo e tribolato, soprattutto per il popolo americano. Infatti, paradossalmente (o forse non tanto) questo scivolone giudiziario potrebbe finire per giocare a favore del nostro “ingombrante” personaggio.

La ‘trama’ e il ‘martire’

Avevamo scritto proprio l’altro ieri che, dentro il GOP (Great Old Party), i malumori contro Trump si tagliano col coltello. In molti non lo tollerano. E pensano che averlo come candidato, alle prossime Presidenziali, potrebbe voler dire fare un gran favore ai Democratici. Di fronte al colpo dell’FBI, però, il Partito repubblicano si è ricompattato e già sono partite le prime risposta. Reazioni pesanti e che danno la misura di come sia logorato il clima politico interno americano. Semplicemente, al GOP hanno preso la perquisizione fatta a Trump come un complotto dietro cui si agita la mano dei Democratici. Le accuse sono dure e le minacce conseguenziali.

Politica per via giudiziaria

Il leader della minoranza della Camera, il repubblicano Kevin McCarthy, ha dichiarato che “il Dipartimento della Giustizia ha raggiunto un grado intollerabile di politicizzazione armata”. McCarthy ha aggiunto che l’impegno del GOP sarà quello di andare al contrattacco: indagando sia il Dipartimento che lo stesso Procuratore Generale, Merrick Garland. Per far questo i Repubblicani hanno bisogno di controllare il Congresso, vincendo le elezioni di Medio Termine, che così diventano fondamentali, non solo dal punto di vista politico, ma anche da quello giudiziario. Infatti, nei cassetti del GOP c’è una serie di dossier contro esponenti democratici, tra cui Biden e Hillary Clinton, che i repubblicani non vedono l’ora di tirare fuori.

Clima politico avvelenato

Per questo, le elezioni di novembre sono un appuntamento che sta avvelenando il clima della società americana “che conta”. A questo proposito e per dare un’idea della lotta politica sanguinosa che si sta sviluppando attorno alle “Mid Term”, lo stesso Wall Street Journal sottolinea che “alcuni repubblicani hanno hanno minacciato di indagare sull’agenzia. I repubblicani della Camera sono favoriti da molti sondaggi per ottenere la maggioranza alle prossime elezioni di novembre. Questo conferirà loro, nel 2023, poteri di citazione e la possibilità di creare comitati e condurre indagini”. In definitiva, il controllo del Congresso, consentirà loro di tenere sotto tiro sia il Presidente Biden che tutto il Partito Democratico.

La furia dei Repubblicani

Secondo gli esperti, data la gravità della perquisizione a un ex Presidente, l’azione dev’essere stata per forza concordata dai giudici col Ministro della Giustizia Garland. E da questi, col Presidente Biden. Ora, la speranza, per la credibilità della democrazia (non solo Usa, ma diremmo universale) è che nelle 15 casse di documenti, nelle quali l’FBI ha rovistato, ci sia qualcosa di eclatante. Perché, se i riscontri dovessero essere solo quelli annunciati ieri da WSJ, cioè una lettera di commiato di Barack Obama e un altro appunto di Kim Joung-Un, allora il blitz dell’FBI sarebbe solo un’americanata. Anzi, peggio, un formidabile assist per un’eventuale campagna elettorale di Trump nel 2024. Stiamo parlando di un personaggio che, nel 2020, pur perdendo, ha raccolto ben 74 milioni di voti, spaccando l’America.

Un “non politico” che fa politica a modo suo, capace però di rastrellare centinaia di milioni di dollari per organizzare campagne elettorali devastanti. Farne pure un martire sarebbe l’ennesima sciocchezza, compiuta da un establishment che sembra ormai incapace di continuare a essere il punto di riferimento di un Paese sempre più smarrito.

New York, oggi Trump interrogato nell’inchiesta per frode fiscale

L’interrogatorio un giorno dopo la perquisizione dell’Fbi nella sua tenuta a Mar-a-Lago. Secondo Fox News, Trump sarà sentito in un luogo segreto. «Non è chiaro – scrive l’emittente – se l’ex presidente sarà disposto a rispondere a tutte le domande o se farà ricorso al Quinto Emendamento per non auto incriminarsi»

10 Agosto 2022

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PIERO ORTECA

Piero Orteca, giornalista, analista e studioso di politica estera, già visiting researcher dell’Università di Varsavia, borsista al St. Antony’s College di Oxford, ricercatore all’università di Maribor, Slovenia. Notista della Gazzetta del Sud responsabile di Osservatorio Internazionale