DI PIERO ORTECA
L’Afghanistan? Per noi occidentali presi tra guerre in casa e inflazione, una crisi di serie B dove la democrazia e le donne contano di meno. Anche se ogni tanto qualcosa richiama l’attenzione. L’omicidio di Ayman al Zawahiri, a Kabul, con Al Qaida e integralismo islamico armato di vario tipo scacciato dal rifugio pakistano di ieri. Nuovo governo filo occidentale a Islamabad che, assieme alla ‘nostra democrazia’, esporta molto altro. E Molto pericoloso.
Piero Orteca ci ricorda perché l’Afghanistan, dopo la precipitosa ritirata americana resta comunque il campo neutro di tutte le partite mortali che si giocano in Asia Centrale.
Centrasia, terra di inganni e tradimenti
Afghanistan, per vent’anni il simbolo più citato, assieme all’Irak, della Dottrina Clinton sulla “esportazione della democrazia”, è ripiombato in pieno Medio Evo. Trilioni di dollari, lacrime, sangue, lutti e devastazioni senza fine, perché tutto tornasse come prima. E le colpe poggiano sulle spalle degli Stati Uniti, dall’ultimo Obama a Trump, fino a Biden. Certo, al Zawahiri, era tornato a Kabul perché pensava, sbagliando, di essere relativamente al sicuro. Sapeva degli impegni presi, dalla galassia talebana con la Casa Bianca, per sradicare al Qaida. Ma supponeva che fossero sostanzialmente di facciata.
La ricostruzione BBC del fatti
La BBC, tra gli altri, ha ricostruito la lunga gestazione dell’agguato, a partire dalla prima “imbeccata”. Che risale a diversi mesi fa. Pare che al Zawahiri fosse protetto dalla “Rete Haqqanl”, il gruppo che raccoglie gli elementi più fondamentalisti tra i talebani. Indiscrezioni parlano dell’utilizzo di un Hellfire speciale, un missile senza testata esplosiva, a letalità da impatto, per minimizzare i danni collaterali. In ogni caso, sembra chiaro che gli americani hanno avuto appoggi locali da qualche cellula pashtun. I talebani, ferocemente fondamentalisti a casa loro, non hanno però mai alimentato (direttamente) focolai di terrorismo internazionale. Quello che invece continua (o continuava) a fare al Qaida, dal Pakistan e ora (pare), dopo il ritiro Usa, anche dall’Afghanistan.
Talebani, Stato Islamico, Al Qaida
Gli Stati Uniti si sono ritirati, ma dietro di loro hanno lasciato un Paese allo sbando, con la triade sunnita pronta a scannarsi (e a tradirsi) e con gli stessi talebani polverizzati da un odio tribale. In una situazione di questo tipo, al di là di come la raccontano a Washington quelli della Cia, è chiaro che qualcuno si è “venduto” al Zawahiri. Qualche frangia talebana di sicuro. Ma una morte così eccellente non può essere avvenuta senza il coinvolgimento, almeno parziale, dei Servizi segreti pakistani. Cioè di quella “misteriosa” e inestricabile agenzia di intelligence che, secondo alcuni analisti, potrebbe essere stata, in qualche modo, protagonista anche nell’uccisione “mirata” di Osama bin Laden.
L’Afghanistan svelato in Pakistan
Le risposte a molte domande che riguardano l’Afghanistan, dunque, si trovano in Pakistan. Questo gigante islamico, potenza atomica, di 225 milioni di persone, è il “backstage” di ciò che avviene in Asia Centrale. Da aprile scorso le cose sono cambiate, perché il vecchio premier, Imran Khan, è stato costretto a dimettersi. L’economia stava andando a catafascio, ma lui ha accusato gli Stati Uniti di “ingerenza”. Il nuovo primo ministro, Shehbaz Sharif (sostenuto, è ovvio, da Washington) si è allineato alle direttive del Fondo monetario internazionale. Insomma, per evitare lo scasso finanziario “si è messo a disposizione”. Con questo impetuoso giro di vento, tutti i fondamentalisti islamici che svernavano in Pakistan hanno capito che cominciava a non essere più aria. E in molti sono tornati in Afghanistan.
Talebani a rischio implosione
Ora il problema è quello di capire se i talebani riusciranno a gestire il Paese, sia pure con un equilibrio precario. O se imploderanno. L’analisi fatta dall’ex Presidente Hamid Karzai, in un’intervista a Der Spiegel, non promette nulla di buono. Punta il suo indice accusatorio contro il Pakistan, dicendo che il potente vicino vuole soggiogare l’Afghanistan, per i suoi interessi. E non lesina critiche pesanti nemmeno al Presidente Biden, a proposito della sua intenzione di devolvere parte dei fondi nazionali afghani sequestrati (circa 7 miliardi di dollari) a favore delle vittime dell’11 settembre.
“Secondo Karzai, quella di Biden sarebbe “un’azione spregevole”, perché “non si risarcisce qualcuno con i soldi di altre vittime”.
Democrazia export, fallimento a due
In definitiva, il tentativo Usa di “esportare la democrazia” in Afghanistan è finito con un inglorioso fallimento e col ritorno di un regime più feroce e oscurantista di prima. Der Spiegel scrive: “Le pattuglie talebane del Ministero per la virtù e la prevenzione del vizio fermano le donne per strada e le costringono a mettersi il velo sul viso”.
Vent’anni di lacrime e sangue per tornare al Medio Evo: evidentemente, ci sono guerre di serie A e guerre di serie B. La differenza la fanno gli interessi, non gli ideali.