DI MARIO PIAZZA
Immaginate una ventina di persone che aspettano l’autobus, venti perfetti estranei che pensano ai fatti propri. L’autobus non arriva e dopo dieci minuti parte il primo mugugno a voce abbastanza alta perché tutti possano sentirlo. Quello è il momento in cui gli estranei si trasformano in un gruppo, hanno tutti lo stesso problema e questo annulla ogni differenza di classe sociale, di genere, di età e ovviamente di idee politiche.
Si chiama “dinamica di gruppo” e riguarda tutti gli esseri umani, tutti tranne noi che ci professiamo di Sinistra. Se a quella fermata ci fossimo noi progressisti inizieremmo subito a litigare, invece di preoccuparci dell’autobus ci criticheremmo l’un l’altro per come si è vestiti o pettinati, per la marca dei rispettivi telefonini o per i denti gialli dei fumatori.
Pare proprio che sia impossibile essere di sinistra e non essere allo stesso tempo settari, divisivi, intolleranti e aggressivi come se il problema non fosse l’autobus ma la convivenza nel medesimo spazio. E’ così da quando ho iniziato a occuparmi di politica, da quando nel 1968 prendevo più schiaffi e spintoni dai compagni del PCI che da celerini e fascisti messi insieme.
Vi do una notizia, cari compagni di tutte le sigle che vi vengono in mente: l’autobus sta arrivando ed è strapieno di fascisti, di razzisti, di sfruttatori, di omofobi e di ladri e noi ancora una volta non riusciremo a salire. Rimarremo a piedi, ma vuoi mettere la soddisfazione nel dare della testa di cacchio a qualcuno che neppure conosciamo?