LATINA, LA CITTA’ DALLE “RADICI IN ARIA”

DA REDAZIONE

 

Sabato 27 agosto alle 21 siete tutti invitati nei giardini del comune di Latina, dietro  la torre civica, per un evento ideato e diretto dalla documentarista pontina Emanuela Gasbarroni. Sarà un viaggio emozionante che ci accompagnerà nella nostra storia.

La storia di una città dalle “Radici in aria”, così è il titolo. La storia di una terra di passaggio diventata terra di accoglienza. Un tentativo poetico di dare contorni ad un territorio e a una vicenda umana che in Italia non ha eguali. Un racconto arricchito dalla musica del fisarmonicista Cristiano Lui e cantata dalla voce soprano Annalisa Biancofiore, mentre scorreranno le immagini storiche del collezionista Mauro Corbi. L’attore Massimo Ceccarini narrerà alcuni brani di autori di storia locale, come Goethe, Vincenzo Rossetti, Annibale Folchi ed Emilio Andreoli.

E già, ci sono pure io caspiterina. Nonostante sia in vacanza all’estero, ho deciso di non rinunciare all’appuntamento domenicale con la scrittura.

Con il mio direttore Lidano Grassucci avevo concordato già da un po’ il mio giorno di ferie, ma poi è stato più forte di me quando la mia amica Emanuela Gasbarroni, giornalista e documentarista, mi ha chiamato per dirmi che stava organizzando un evento, per sabato 27 agosto, nei giardini del comune, e che avrebbero letto alcuni brani tratti dal mio ultimo libro “Latina nei miei racconti”. Non so se sia meritata questa riconoscenza, ma per me è una grande soddisfazione. Mi sono subito attivato per contribuire alla realizzazione dell’evento. “Radici in aria”: ma perché proprio questo titolo? Perché nessuno ha radici in questa nostra città, ognuno proviene da altrove. Faccio un esempio: mia moglie ha il papà, Manlio, che proviene dalla Sicilia, mentre la mamma, Maria Antonietta, era nata a Littoria, da madre abruzzese e padre calabrese, arrivato nella città di fondazione negli anni trenta, come medico dentista, si chiamava
Demetrio Chiodi. Ecco, provate a domandarvi da dove provengono i vostri genitori o i vostri nonni e avrete la risposta, a Latina siamo tutti con le radici in aria.
Nella notte dei tempi, In questa terra di passaggio arrivò Ulisse dal mare, che rimase incantato dalla bellezza sconvolgente della maga Circe. Mentre via terra si fermò addirittura l’apostolo Paolo e poi ancora il poeta Orazio. Tra l’altro, a pochi chilometri da Latina, ci sono i resti dell’antica città di Satricum, occupata dai Latini che si mescolarono con la gente del posto, nel X secolo a.C.
L’acropoli non trovò mai pace. Fu conquistata poi dagli Etruschi, dai Romani, dai Volsci, di nuovo dai Romani. Dopodiché Volsci e Latini si unirono per cacciare i Romani. I Volsci trovarono un accordo con quest’ultimi. Allora i Latini, furiosi, distrussero definitivamente Satricum, con il fuoco. E fu di nuovo desolazione e palude. Di quella antica città, nel Novecento, è stato riportato alla luce il tempio della Mater Matuta. Oggi gli scavi effettuati dagli olandesi, continuano a donare resti dell’antica città.
Ma torniamo a tempi più recenti, a quelli della bonifica dell’Agro Pontino e alle nostre “radici in aria”. Immaginatevi di essere nel 1926 e di scendere da un treno appena giunto a Cisterna. Non ci sono taxi ad aspettarvi, ma solo calessi per andare in una località, formata solo da quattro case, chiamata Quadrato. Per arrivare a destinazione, vi aspettano oltre due ore di viaggio in mezzo alla palude. Solo il rumore degli zoccoli di cavallo e di ruote che affondano nell’acqua. Accompagnati dal gracidare delle ranocchie. Buche che vi fanno sobbalzare e provocano un gran mal di schiena.

All’arrivo siete tutti doloranti, ma con la speranza di trovare un bel bagno caldo in un’accogliente dimora. Niente di tutto questo, il caseggiato è quanto di più spartano e desolante possiate immaginare. Spifferi d’aria ovunque e quando piove a vento bisogna inchiodare le finestre, e al piano terra spalare l’acqua che entra. Ho cercato di farvi immaginare quello che provò il dottor Vincenzo Rossetti dopo quell’interminabile viaggio, di pochi chilometri, per arrivare la prima volta nell’infermeria della palude pontina, gestita dall’Istituto Antimalarico Pontino. Solo l’amore per la medicina e per il
prossimo non lo fecero desistere, anche se fu fortemente tentato di tornarsene nella comoda Roma. La sua paura più grande fu l’improbabile approvazione della moglie Maria, per quella bizzarra destinazione. Non ebbe il coraggio di dirle la verità su quel luogo, dove aveva ottenuto il nuovo incarico. La mise davanti al fatto compiuto.
Pensando di trasferirsi in un quartiere di Roma, quando affrontò il viaggio in calesse, con il marito, per raggiungere il Quadrato, iniziò a rendersi conto. All’arrivo pianse, ma poi si innamorò presto di quei luoghi selvaggi. Di lì a breve iniziarono i lavori di bonifica e lei ne fu quasi dispiaciuta, ormai abituata al silenzio della palude.
Questo è solo l’inizio della storia della nostra città, perché poi arrivarono da tutta Italia e nacquero tanti amori tra persone dalle diverse provenienze. Un miscuglio di dialetti del nord, del sud, dei paesi confinanti con le ex paludi pontine e anche da tutte le altre regioni italiane.

La mia generazione è nata a Latina, ma siamo figli di persone che hanno avuto radici altrove. Per questo ripeto spesso che Latina è una città unica, dove i sapori si sono mischiati, come anche i dialetti e gli amori, ed è bellissimo avere queste radici sospese in aria.
Latina, città nata per accogliere senza guardare il passato di nessuno. Una composizione sociale dove non esiste l’altro, perché tutti sono altro, in questa terra di passaggio che è diventata di accoglienza. Generosa nel concedere le opportunità, senza ricevere, secondo me, la giusta riconoscenza. Che fine ha fatto quella comunità che girava intorno a due isolati che chiamavamo giro di Peppe? Sembrava tutto filare liscio, ma l’espansione repentina della città le ha fatto fare passi indietro. Le ha dato l’incertezza nel tracciare il suo futuro.
L’evento che verrà presentato sabato sera non è un’operazione nostalgica, ma un excursus storico, antropologico e filosofico di Latina, come terra di passaggio, facendo riferimento a un lungo periodo, per far riflettere sui nostri giorni e sul suo futuro. Cominciamo a capire da dove veniamo, cercando di riuscire a tracciare una traiettoria per le nuove generazioni.
A Maurilia, il viaggiatore è invitato a visitare la città e nello stesso tempo a osservare
certe vecchie cartoline illustrate che la rappresentano com’era prima. […] Per non deludere gli
abitanti occorre che il viaggiatore lodi la città nelle cartoline e la preferisca a quella presente,
avendo però cura di contenere il suo rammarico per i cambiamenti entro regole precise […]
comunque la metropoli ha questa attrattiva in più, che attraverso ciò che è diventata si può
ripensare con nostalgia a quella che era.
[…] Le vecchie cartoline non rappresentano Maurilia com’era, ma un’altra città che per caso si
chiamava Maurilia come questa”.

“Le città invisibili”, Italo Calvino La città e la memoria

Oltre all’autrice, Emanuela Gasbarroni, la serata sarà impreziosita dalla soprano Annalisa Biancofiore e dalla musica della fisarmonica di Cristiano Lui. L’amico e attore Massimo Ceccarini, sarà la voce narrante e leggerà diversi brani, alcuni tratti dal mio ultimo libro: “Latina nei miei racconti, i luoghi di aggregazione”.
L’ingresso sarà rigorosamente gratuito grazie agli sponsor della serata: Mancinelli uomo, DOC by Mancinelli, l’Associazione auto storiche Clas, Bar pasticceria Turi Rizzo e Spazio Idea.

Attività storiche di Latina che hanno creduto in questo progetto. Ringrazio in particolare Benedetta e Gianmarco Bruni, Susanna Gloria, Giorgio Onori e Claudia Mastrogiacomo.
Vi aspetto per una serata indimenticabile.

Di Emilio Andreoli

da:

21 Agosto 2022

 

Nella copertina il quadro di Pierluigi Bossi (Sibò), Dalle paludi alle città 1936-37

Latina, la città dalle “radici in aria”