IL DELITTO USA DI PORDENONE: A ROMA QUALCOSA SI MUOVE

DA REDAZIONE

 

Pare scorgersi una luce in fondo al tunnel nel delitto di Pordenone. Meglio così, perché la storia era incominciata nel peggiore dei modi.

 A partire da quella tragica notte, le testate giornalistiche più seguite, e più temerarie in questo caso, hanno dato per scontato che la soldatessa americana Julia Bravo non possa essere processata in Italia, perché la giurisdizione appartiene agli USA. Persino il tg della rete ammiraglia Rai si è unito al coro nel diffondere una bufala grande quanto Saxa Rubra.

Ieri il ministero della Giustizia è uscito allo scoperto, consapevole di non poter di fatto avallare una fesseria del genere.

 Un alto organo dello Stato che dovesse spiegare agli italiani che nel caso di Pordenone la giurisdizione appartiene agli USA, proverebbe lo stesso imbarazzo dell’amministratore di un complesso di edilizia popolare che di fronte all’occupazione abusiva di un alloggio da parte di un riottoso energumeno, temendo le sue ritorsioni, tentasse di convincere i condomini che il proprietario dell’alloggio non è il Comune, ma l’energumeno.

 Ed ecco che arriva il chiarimento da via Arenula: «Nel caso di un’eventuale richiesta all’Italia da parte degli Stati Uniti di cessione di giurisdizione, si procederebbe con un’istruttoria in cui si acquisiscono i pareri della procura generale e del ministero degli Esteri, con una valutazione affidata al ministro della Giustizia anche alla luce degli interessi lesi dal reato e del danno causato alle persone offese».

Qualcosa di buono c’è in queste dichiarazioni. Innanzitutto, il ministero della Giustizia, cui spetta la decisione finale, dice chiaramente che la giurisdizione è italiana, sbugiardando così la maggior parte delle testate giornalistiche, anche le più autorevoli e, in questo caso, più temerarie.

Poi, esclude che la relativa decisione possa essere adottata prescindendo da una specifica richiesta in tal senso delle autorità USA. Infine, viene chiarito che nell’eventualità di tale richiesta, la conseguente istruttoria terrebbe conto «degli interessi lesi dal reato e dal danno causato alle persone offese».

La specificazione ha un certo peso perché, a ben vedere, sembrerebbe preparare il terreno al rigetto di una eventuale domanda USA. Le parole utilizzate dal ministero vanno collegate a quanto stabilito dall’art. 7 della Convenzione di Londra del 1951, che impone di esaminare «con benevolenza» quelle richieste di rinuncia alla giurisdizione che contengano «considerazioni particolarmente importanti».

Ne deriva che il documento contenente la domanda degli USA sarà un esercizio di stile.

 Quali potrebbero essere quelle «considerazioni particolarmente importanti» che dovrebbero indurre l’Italia ad abbandonare ogni pretesa su una sciagurata che ha spezzato la vita di un 15enne mettendosi al volante con un tasso alcolemico oltre quattro volte superiore al consentito, che non riusciva nemmeno a mettere in moto l’auto nel parcheggio della discoteca dove si si era sbronzata, che procedeva sulla carreggiata a zig zag, che in prossimità di una rotonda anziché rallentare ha accelerato, che ha invaso completamente la pista ciclabile dove transitava il povero ragazzino? È come se si fosse messo alla guida un cieco.

D’altro canto, come potrebbe il ministro della Giustizia accogliere la domanda USA dopo quelle dichiarazioni pubbliche, se nel caso specifico l’interesse leso dal reato è la vita e il danno causato alla famiglia è il più alto che si possa immaginare?

Vi è anche una questione di dignità, ben presente nella coscienza collettiva italiana. All’indomani della strage del Cermis del 1998, il ministro della Giustizia dell’epoca Giovanni Maria Flick chiese formalmente agli USA di rinunciare alla giurisdizione (che in quel caso spettava agli USA). Non preoccupatevi, amici italiani, ci pensiamo noi, risposero gli americani.

Ci pensarono bene, non c’è dubbio. L’unica condanna inflitta dalla Corte del North Carolina furono i quattro mesi di reclusione al pilota del caccia per intralcio alla giustizia: per inquinare le prove aveva distrutto il video girato sull’aereo. Gli altri furono rimossi dal servizio. Tutto qui. Ed erano morte 20 persone.

 Alla luce di ciò, se il ministro della Giustizia Cartabia consegnasse quella sciagurata agli USA, davvero rischierebbe di essere citata dai futuri e più autorevoli dizionari nella spiegazione del significato di zimbello.

Sarò un inguaribile ottimista. Ma qualcosa, secondo me, si sta muovendo.

Di Antonello Tomanelli