NON SOLO MOSCA E PECHINO. SITI FALSI A DIFFONDERE GLI INTERESSI DI POLITICA ESTERA DEGLI USA

DA REDAZIONE

 

 

Sapevamo del lupo cattivo russo o cinese che ingannava via hacker noi cappuccetti occidentali buoni a colpi di bugia Social. Ora scopriamo il Cappuccetto Rosso cattivo al posto del lupo. Negli ultimi due mesi Facebook, Instagram, Whatsapp e Twitter hanno eliminato dalle proprie piattaforme vari account falsi, creati col l’obiettivo di promuovere gli interessi di politica estera degli Stati Uniti in altri paesi. E non lo denuncia il Cremlino ma l’università statunitense di Stanford.

Alla scuola di disinformazia di Mosca?

Mercoledì è stato pubblicato un report dell’Osservatorio Internet dell’università statunitense di Stanford e da Graphika, una società che si occupa di analisi sui social media. Scoperti vari account falsi, creati col l’obiettivo di promuovere gli interessi di politica estera degli Stati Uniti in altri paesi. Secondo il report gli account esistevano da almeno cinque anni –presidenza Trump-, e ne esistevano di simili su almeno altri quattro social network.

Testate e persone inventate

Spesso erano account che si spacciavano per testate giornalistiche, altre volte erano persone inventate. Pubblicavano in almeno sette lingue, tra cui il russo, l’arabo e l’urdu. I contenuti criticavano soprattutto la Russia, la Cina e l’Iran e promuovevano i valori e gli obiettivi degli Stati Uniti. Alcuni post per esempio accusavano la Russia di aver intrapreso ‘guerre imperialiste’ in Siria e in Africa, mentre altri elogiavano l’impegno degli Stati Uniti in Asia centrale e in Iraq.

Chi dietro la macchina della menzogna

I social network che sono intervenuti per rimuovere gli account non hanno dato informazioni su chi ci sia dietro o su chi li gestisca: Facebook, Instagram e Whatsapp hanno solo detto che si trattava di account creati negli Stati Uniti, mentre Twitter ha detto che gli account sulla sua piattaforma erano stati creati presumibilmente negli Stati Uniti e nel Regno Unito.

Bugie preferite e le loro fonti

Gli account condividevano articoli di media come Voice of America e Radio Free Europe, e collegamenti a siti web sponsorizzati dall’esercito statunitense per criticare l’invasione del Cremlino in Ucraina. Ci sono alcune modalità che imitano la strategia russa. Per esempio, la creazione di personaggi falsi con immagini generate digitalmente. Gli account a favore della campagna pro-Usa sono, svela il Washington Post, sono stati scoperti cercando di reprimere le campagne di disinformazione contraria sulla guerra in Ucraina.

Sino a ieri i cattivi a Mosca o Pechino

È la prima volta che viene scoperta un’operazione del genere connessa agli interessi degli Stati Uniti: finora erano noti tentativi di influenza sui social network portati avanti soprattutto da paesi come la Russia e la Cina. Sulla prima sono ancora oggi al centro di polemiche politiche e azioni giudiziarie, presunte campagne di disinformazione, comprese quelle per influenzare le elezioni negli Stati Uniti nel 2016. Per la Cina si parla di account che tentavano di sminuire le denunce sulle violazioni dei diritti umani di cui è accusata.

Ingannatori di scarso successo

Secondo i ricercatori, le campagne per promuovere gli Stati Uniti sui vari social network non hanno avuto grande diffusione: la maggior parte dei contenuti ha ricevuto solo poche interazioni, e solo il 19 per cento degli account aveva più di mille follower. Gli altri social network in cui è stata documentata la campagna di promozione degli Stati Uniti sono Telegram, YouTube e i social network russi VK e Odnoklassniki. Non è chiaro se si siano già mossi per rimuovere gli account coinvolti.

 

Articolo pubblicato dalla Redazione di

26 Agosto 2022