ANTONELLI TOMANELLI
Lo scemo di guerra è la volgarizzazione di una figura psichiatrica modellata sui reduci della Prima Guerra Mondiale. Dopo mesi di vita infernale, provati dalla tensione accumulata nelle trincee per la sottoposizione a continui assordanti bombardamenti, molti soldati tornavano a casa con i segni di un fortissimo stress, che gli esperti di oggi chiamano «shock da bombardamento».
Ma il termine «scemo di guerra», lungi dallo scomparire, è andato nel tempo rimodellandosi a scapito di coloro che, pur non avendo mai avuto a che fare con una guerra, manifestano problemi nella elaborazione e nella comprensione dei ragionamenti meno complessi.
Lo scoppio del conflitto russo-ucraino ha svelato un numero di casi di scemi di guerra molto più alto di quello ufficiale, dovendo in quel numero farsi rientrare anche chi, calatosi nelle trincee segnate dall’odierno sistema, diventa facile bersaglio della Propaganda, finendo per diventare uno scemo di guerra in tempo di pace.
Oggi lo scemo di guerra in tempo di pace si fa notare senza inibizioni. I casi sono numerosi. Zaporizhzhia, tanto per citarne uno recente. Una martellante Propaganda è riuscita a convincere un numero rilevante di soggetti che la centrale nucleare è bombardata dai Russi, così da renderli scemi di guerra in tempo di pace.
La centrale nucleare di Zaporizhzhia ha una potenza di 6.000 MW, il che significa che in meno di 24 ore produce la stessa quantità di energia consumata in un anno da una città come Roma. L’esercito russo se ne è impossessata e la controlla con i propri uomini da mesi, perché farebbe gola a chiunque. Ma soltanto uno scemo di guerra in tempo di pace potrebbe credere alla versione che la vuole bombardata dai Russi.
Ricordate il film Caccia a Ottobre Rosso? Nell’indimenticabile battaglia finale sottomarina, il comandante Tupolev, nella foga di fermare la diserzione di Marko Ramius, impersonato da Sean Connery, che avrebbe consegnato in mano USA il gioiello della flotta sottomarina sovietica, sparò un siluro che finì per ritornare indietro e colpire il proprio sottomarino. Un grave errore di valutazione, si disse. Ebbene, è come credere che a Zaporizhzhia sia accaduta una cosa del genere, ma deliberatamente, non per errore.
Logica elementare vorrebbe che fossero gli Ucraini a bombardare una struttura ormai data per persa, pur di danneggiare e far male all’odiato nemico, non l’esercito russo, che mai sparerebbe sui propri commilitoni, né distruggerebbe un bene ormai proprio che gli garantirà negli anni a venire il flusso continuo di una enorme quantità di energia.
Ma la Propaganda insegna che il Russo è cattivo e lo scemo di guerra in tempo di pace ha un rapporto molto conflittuale con la logica, anche quella più elementare. Esiste solo il messaggio interiorizzato. Quindi, è l’esercito russo a bombardare la centrale nucleare di Zaporizhzhia, senza curarsi del rischio di una catastrofe nucleare.
È un po’ come ciò che accadde qualche mese fa, quando le navi cariche di grano rimasero bloccate nel porto di Odessa, ancora saldamente in mano ucraina, perché le acque erano state minate. Ma da chi? Ma dai Russi, naturalmente, così cattivi da voler affamare mezzo mondo impedendo alle navi di salpare. Anche in quella occasione un numero rilevante di scemi di guerra in tempo di pace colse una ghiotta occasione per farsi notare, inimicandosi la logica e puntando subito il dito contro l’orco russo.
E non ci fu verso di far loro capire che le acque non potevano essere state minate dai Russi, perché un esercito che vuole conquistare una città di mare deve farlo non solo avanzando via terra, ma anche arrivando dal mare. Quindi, necessita di acque navigabili. Al contrario, è chi vuole difendere la città dall’assalto del nemico ad avere interesse a minare le acque, proprio per impedirgli di sbarcare.
Lo scemo di guerra in tempo di pace è un osso molto duro, perché inconsapevole. La sua reazione iniziale al tentativo di fargli comprendere la verità sarà di chiusura, perché si sentirà considerato, non a torto, uno scemo. Ma va ripulito a tutti i costi dalle scorie della Propaganda. È un processo lungo. Dunque, armiamoci di santa pazienza per il trionfo della Verità.
Foto nel titolo dal film “Scemo di guerra”, di Dino Risi (1985 by Titanus)