IRENE PAPAS, ERI LA GRECIA E LA GRECIA ERA DENTRO DI TE

DI MARCO PROIETTI MANCINI

Ho voluto attendere sera, per scrivere di te.
Ho scelto una foto in cui sul tuo viso si vedono tutti i segni della vita, non l’ho fatto a caso.
Ho pensato quante volte, da ragazzino mi sono detto “ma non è bella!”
Ho ricordato tutte le tue interpretazioni che ho avuto la fortuna di vedere, “L’Ulisse” da tanti ricordato, ma anche “Z-l’orgia del potere” e “Cronaca di una morte annunciata” e “Zorba il greco” e “Le troiane”.

Ci ho messo una vita a capire quanto ero stupido da ragazzino. Perché non eri solo bella, eri bellissima.
Eri la Grecia e la Grecia era dentro di te.

E come tutte le interpreti immense, non avevi bisogno di una bellezza comoda e conforme, rassicurante, omologata, per bucare quello schermo. Avevi la tua.

Ti saluto così, con le parole di una tua interpretazione superba:

«Creatura mia, il cuore nel mio petto è attonito:
non riesco né a dirgli parola, né a interrogarlo,
né a guardarlo nel viso. Ma se è davvero
Odisseo che in patria è tornato, oh molto bene
e facilmente potremo conoscerci: abbiamo per noi
dei segni segreti, che noi sappiamo e non gli altri»