TRE… DUE… UNO…

DI MARIO PIAZZA

 

Salvini può minacciare tutte le querele del mondo e l’alleanza fascioleghista può ululare al complotto quanto vuole ma che ci fosse un bel missile puntato sulla Lega era facile da prevedere, su questa pagina ne ho scritto quando la dimissioni di Draghi hanno fatto scattare il conto alla rovescia per il lancio.

Come tutti i sospetti anche questo di aver manipolato a pagamento la politica italiana si trasforma in una ipotesi seria quando il profilo del sospettato ben si coniuga con i capi d’accusa, e che la Lega sia malata di una irrefrenabile bulimia per i quattrini è nei fatti e nella sua storia, dai 200 milioni di Lire delle tangenti Enimont fino alla truffa dei famosi 49 milioni di Euro passando per varie appropriazioni indebite ad opera del suo stesso presidente onorario e del degno rampollo conosciuto come il Trota.

Alla irrefrenabile passione per i soldi facili si aggiunge l’asse portante del sentimento leghista fin dalla sua nascita: l’odio esibito per questa Italia colpevole di non essere soltanto Padania, di essere insopportabilmente democratica e persino di ospitare gente dal patrimonio genetico discutibile, pugliesi o marocchini non fa differenza. Il federalismo da operetta, la Roma ladrona e il Forza Etna stanno lì a dimostrarlo.

E veniamo agli amorosi sensi con la Russia di Putin, una tresca finita sui giornali dopo la scoperta dell’incontro clandestino (una marchetta da 65 milioni di dollari andata in fumo) al Metropol di Mosca tra Savoini con avvocato e banchiere al seguito e altrettanti mai identificati emissari russi. E ne vogliamo parlare di quel Caparini, padre dell’assessore al bilancio lombardo, che in America sta rischiando decenni di carcere per aver cercato di vendere una turbina americana alla Russia? E dei viaggi di Salvini a Mosca cancellati per l’inghippo sui biglietti pagati dall’ambasciata russa di Roma?

Quattrini, quattrini e ancora quattrini ma da bravi italiani ci abbiamo fatto il callo e facciamo fatica a scandalizzarci, però il punto non è più quello. Il punto è che persino a me, instancabile oppositore del liberismo draghiano, l’idea che il governo del mio paese possa cadere per ordine di Putin o di chiunque altro fa ribollire il sangue nelle vene.