DI ENNIO REMONDINO
Molta retorica poca sostanza. Ursula von der Leyen tenta un bilancio e indica sfide e priorità nel discorso sullo Stato dell’Unione puntando sul nemico da battere. «Putin fallirà, noi prevarremo» promette la presidente della Commissione a Strasburgo, a convincere molti dubbiosi e incerti.
«Voglio essere molto chiara: le sanzioni resteranno. Adesso è il momento di essere risoluti, non è il momento per l’appeasement». Sanzioni ad ogni costo, provvedimenti per attenuarne l’impatto contrastati o di efficacia incerta.
Von der Leyen con Olena Zelenska, moglie del presidente ucraino Zelensky
“Putin fallirà, Ucraina ed Europa prevarranno”
«Putin fallirà. Sono convinta che, grazie al coraggio e alla solidarietà, l’Ucraina e l’Europa prevarranno»: l’ombra lunga della guerra segna e riduce il discorso sullo Stato dell’Unione pronunciato da Ursula von der Leyen. Il primo con una guerra in casa. Davanti al parlamento europeo riunito a Strasburgo, la presidente della Commissione traccia un bilancio dell’anno passato e presenta le prospettive per quello da venire. Molta enfasi patriottica europea, meno convincenti la indicazioni sul futuro. Vestita coi colori della bandiera ucraina, von der Leyen si è rivolta anche a Olena Zelenska, moglie di Volodymyr Zelensky, ospite del parlamento in prima fila ad ascoltarla.
L’Europa in guerra
«Questa è una guerra contro la nostra energia, la nostra economia, i nostri valori. È una guerra che colpisce il nostro futuro, dove si scontrano democrazia contro autocrazia. Con il coraggio necessario Putin fallirà e Ucraina ed Europa vinceranno». Nessuno riferimento alle complesse origini della crisi ucraina che si trascinava armata da quasi dieci anni, né sulle precedenti posizioni europee nei tentativi di mediazione tra Mosca e Kiev, dagli accordi di Misk violati da più parti. Tempi di nemico e buono assoluto e la presidente annuncia una sua nuova visita a Kiev per discutere dell’ingresso dell’Ucraina nel mercato unico europeo.
Sanzioni ad ogni costo
«Voglio essere molto chiara, le sanzioni sono qui per restare. Questo è il momento per noi di mostrare determinazione, non pacificazione». Dalla guerra alle questioni economiche, che sono la guerra senza armi ma che colpisce tutti. Sul gas, russo e non solo, la presidente ha affermato che «bisogna continuare a lavorare per abbassare i prezzi», ma per il momento l’Unione non riesce neppure e trovare un accordo sul tetto del prezzo da cercare di imporre. «Dobbiamo garantire la nostra sicurezza di approvvigionamento e, allo stesso tempo, assicurare la nostra competitività globale», la quadratura del cerchio affidata forse ad un miracolo.
Energia per non uccidere l’economia
Anche qui buoni propositi. Gas russo da escludere: «Abbiamo concordato lo stoccaggio congiunto. Ora siamo all’84%: stiamo superando il nostro obiettivo. Ma purtroppo non basterà». Non basterà affatto, senza “forse”. I costi elettrici alla stelle: «Dobbiamo scorporare l’influenza dominante del gas sul prezzo dell’elettricità. Per questo faremo una riforma profonda e globale del mercato elettrico». «Gli stati membri dell’Ue hanno già investito miliardi di euro per assistere le famiglie vulnerabili. Ma sappiamo che non sarà sufficiente». Anche qui tra il poco e l’incerto.
I sanzionati e gli speculatori
L’ultra liberista Ursula quasi pentita, sulle misure per combattere il caro prezzi propone un tetto ai ricavi delle aziende che producono elettricità a basso costo. «Queste aziende stanno realizzando ricavi che non hanno mai contabilizzato, che non si sarebbero mai nemmeno sognati». Sui profitti record beneficiando della guerra e sulle spalle dei consumatori. «I profitti devono essere condivisi e convogliati a chi ne ha più bisogno. Anche le principali compagnie petrolifere, del gas e del carbone devono pagare una giusta quota e dare un contributo in caso di crisi». E l’Ue promette 140 miliardi di euro per gli stati, “per attutire”. Poco oltre il gesto simbolico.
Rinnovare la promessa europea
«Credo che sia giunto il momento di sancire la solidarietà tra le generazioni nei nostri trattati», sollecita la presidente rivolta agli Stati del rigore contabile. Quindi la proposta di una «Convenzione europea». Se mai e come usciremo dalla guerra. E rivolgendosi ai popoli dei Balcani occidentali, dell’Ucraina, della Moldavia e della Georgia ha detto: «Siete parte della nostra famiglia, il vostro futuro è nella nostra Unione e la nostra Unione non è completa senza di voi». Affermazioni più ideali che oggettive. «Il cammino verso democrazie forti e il cammino verso la nostra Unione sono la stessa cosa».
Valutazioni a botta calda
«Unità e solidarietà sono le sue parole d’ordine anche nell’attenuare gli effetti delle sanzioni alla Russia per famiglie e imprese», afferma Antonio Villafranca, direttore della ricerca dell’ISPI, l’istituto si studi di politica internazionale. «Von der Leyen fa la sua parte ma sa bene che l’unità e la solidarietà prossime venture dipendono più dalla volontà degli stati che da lei».
Editoriale dalla Redazione di
15 Settembre 2022