DI PIERO ORTECA
Continua sempre più violenta la tempesta finanziaria che sta squassando l’Europa. Ieri due fatti di grande importanza per i mercati: la BCE ha chiarito una volta per tutte la sua strategia di politica monetaria, mentre un importante Paese fuori dall’Eurozona, il Regno Unito, ha cominciato a dare inquietanti segnali di dissesto dei conti pubblici. Con una gestione economica alla turca, modello Erdogan.
La BCE s’è desta
Christine Lagarde è uscita allo scoperto e ha detto che la Banca centrale europea “alzerà ripetutamente i tassi, fino a quando ce ne sarà bisogno”. Finito il tempo delle vacche grasse e della finanza allegra, da ora in poi l’occhio severo dell’Istituto di Francoforte vigilerà perché nessuno esca dal seminato. Tassi più alti, infatti, vuol dire assolutamente meno possibilità di operare, per gli Stati, in “deficit spending”. Cioè, zero (o quasi) opportunità di continuare a fare debiti. Parlando a margine di una riunione del Consiglio Atlantico, la Presidente della BCE ha voluto mandare un messaggio preciso: il vento è girato e adesso si farà di tutto per stabilizzare il cambio dell’euro e, in primis, i prezzi, che sono praticamente partiti per la tangente.
“Territorio neutro” tra inflazione e recessione
“Dobbiamo portare i tassi d’interesse in territorio neutro – ha detto la Lagarde – cioè a un livello fisiologico di equilibrio che non stimoli, ma nemmeno limiti la crescita”. Più facile a dirsi che a farsi. Un’impresa ardua, che porterà la BCE a ripetute strette monetarie e i cittadini europei a stringere la cinghia, per superare una congiuntura economica che si sta dimostrando la più critica dalla fine della Seconda guerra mondiale.
Il peggio dalla seconda guerra mondiale
L’Ufficio studi della Banca centrale europea aveva stimato (diversi mesi fa) il tasso ottimale di riferimento (il “territorio neutro”) tra l’1 e il 2%. Beh, dovranno rifare i conti, perché hanno clamorosamente sottostimato la dinamica inflazionistica. Oggi, la complessità della situazione è tale che ad azzardare previsioni si rischiano solo figuracce. Ecco perché la Lagarde parla di una strategia “per prova ed errori”. Insomma, aspettano di vedere quello che succede per poi intervenire. Ma così facendo non “anticipano” il rialzo dei prezzi, si limitano a inseguirlo. E infatti l’allarme lanciato dalla Presidente, stride con la sua politica fin qui seguita di “rassicurazione” dei mercati.
Quello che Lagarde non ci dice
Cosa è successo? Diciamo che, probabilmente, la Lagarde ha informazioni che non sono state divulgate ufficialmente. Parliamo dell’indice dell’inflazione “armonizzata” nell’Eurozona, che sarà reso noto venerdì e che secondo alcuni spifferi potrebbe addirittura essere salito dal 9,1 al 9,7%. Una mezza catastrofe, perché l’istituto di Francoforte ha già messo in atto due rialzi dei tassi fino allo 0,75%. Ma, evidentemente, è ancora acqua fresca, nel momento in cui tutto il mondo corre appresso alla Federal Reserve, che ha portato il suo costo del denaro al 3,25%. Quello che schiaccia l’euro (e provoca inflazione da import) è questo differenziale, che “fabbrica” un superdollaro.
La guerra dell’Europa è col dollaro
Il problema per l’Europa è che i “fondamentali” economici, dal Pil, al tasso di disoccupazione, alla fiducia di imprese e consumatori, sono tutti marcatamente più deboli rispetto a quelli degli Stati Uniti. Ergo, la FED può permettersi di affrontare problemi di recessione senza crolli di sistema. In Europa non è così, perché l’economia si è caricata di un doppio fardello: inflazione e stagnazione, che sta tramutandosi in recessione.
Oltre Manica è peggio
In Europa, però, c’è un Paese importante che sta peggio di altri, un “laboratorio” che rischia, economicamente parlando, l’osso del collo. È il Regno Unito, dove una rara congiunzione astrale di crisi globale, squilibrio politico, supponenza economica e ignoranza finanziaria sta innescando una bomba atomica a orologeria. La nuova governance Truss-Kwarteng sta destabilizzando i mercati, applicando pari pari ricette che sembrano prese con beatissima incoscienza. Il Fondo monetario internazionale ha già strapazzato Liz Truss, trattandola da incompetente. La sterlina, come pare ovvio, è salita sull’ottovolante della svalutazione e alla Bank of England hanno già le mani ai capelli. Sono dovuti intervenire per sostenere la valuta e per comprare i titoli del debito pubblico britannico, che una volta erano ritenuti solidissimi e ora, invece, cominciano a essere guardati con sospetto.
Modello economico alla Erdogan
Kwasi Kwarteng, Cancelliere dello Scacchiere (Ministro del Tesoro) del “grande malato d’Europa” (il Regno Unito) si è inventato 45 miliardi di sterline di tagli alle tasse, senza copertura, manco se si trattasse di una partita settimanale di bingo. Anche il Piano di sostegno energetico, che distribuirà 150 miliardi di sterline “a pioggia”, sarà finanziato a debito o con entrate che per ora compaiono solo sulla carta. Insomma, è proprio il caso di intonare l’inno “Dio salvi il re”. In tutti i sensi.
Articolo di Piero Orteca, dalla Redazione di
29 Settembre 2022