DI CARLO PATRIGNANI
“Gli oltre 17 milioni di Si’ al referendum sul taglio dei parlamentari, un’area forte di cambiamento, sono in cerca, ora, dei loro soggetti politici”.
E’ l’opinione del decano dei politologi italiani, l’ultra 90enne Giorgio Galli, già docente di lungo corso in Storia delle Dottrine Politiche alla Statale di Milano, per il quale “i soggetti politici” sulla carta potrebbero anche esserci: Pd e M5S che sono di fatto “i due pilastri“ del governo Conte.
Il primo, “dato per morto – spiega Galli – ha dimostrato di esser ben vivo per aver recuperato un barlume della sua tradizione di sinistra che e’ tutta da sviluppare, l’altro è chiamato, per non perire, a darsi un profilo politico e culturale alto, di spessore, solido. Si vedrà. Per ora il governo Conte dovrebbe durare, a meno di terremoti, fino al 2023: e ciò non era affatto scontato”.
Ma la ‘grande sfida’ che attende non solo in Italia “le forze progressiste – nota Galli – riguarda l’opera di contrasto che esse sapranno mettere in campo nei confronti del capitalismo delle potenti multinazionali a partire dall’informatica e dal 5G”.
Dallo scontro in corso soprattutto tra le due superpotenze, Stati Uniti e Cina.
“Una vittoria di Biden e’ assai più auspicabile – precisa Galli – di quella dell’imprevedibile Trump anche per quel che concerne la distensione mondiale: e in tale processo l’Ue può giocare e avere un suo ruolo non indifferente”.
L’analisi di Galli si sposta sul nostro Paese dove, a differenza del passato, bisogna oggi fare i conti con un “elettorato volubile, mobile e soprattutto veloce nei suoi spostamenti: siamo passati da Craxi a Berlusconi, poi a Prodi e Renzi, da Grillo a Salvini: chi ci tocca ora, la Meloni? E’ difficilissimo muoversi con un elettorato così volubile: spetta al Pd e al M5S trovare le risposte giuste, come ha fatto sull’epidemia il governo attuale”.
Qualche segnale positivo, anche se ancora un ‘barlume’ da sviluppare, c’è…”Non e’ questo un governo succube degli imprenditori, ha una sua salda autonomia e una buona capacità decisionale evidente e direi anche solida – osserva Galli – sa dire i suoi No. E’ pertanto auspicabile che sia il Pd del nuovo corso di Zingaretti e sia il M5S si attrezzino adeguatamente per non perdere una buona occasione: si tratta certo di processi riformatori non brevi ne’ facili che richiedono pazienza, fantasia e convinzione”.
Però, conclude Galli, sono “entrambi i processi a portata di mano viste le non piccole e poche difficoltà di altre forze politiche a sinistra del Pd come di un centro, liberal-democristiano, ad esser percepite dal corpo elettorale”.