ISRAELE INASPRISCE IL SECONDO LOCKDOWN

DI LUCIANO ASSIN

nostro corrispondente da Israele

 

Israele non riesce a contenere la seconda ondata del Coronavirus. Nonostante un secondo lockdown fosse stato instaurato soltanto la settimana scorsa il numero dei positivi ai tamponi non fa che crescere e attualmente ha raggiunto il 13% dei controlli giornalieri, in assoluto la percentuale più alta al mondo.

I motivi per cui Israele è arrivato a questa situazione sono numerosi, ma il principale è l’assoluta incapacità dell’attuale governo, creato espressamente per affrontare l’emergenza sanitaria, di adottare una politica chiara, coerente e scevra di interessi settoriali. E questo continuo zigzagare governativo non fa che esasperare il pubblico israeliano, completamente disincantato e deluso dai propri rappresentanti parlamentari.

L’attuale pomo della discordia verte fra la chiusura delle sinagoghe in questo che è il mese dove sono concentrate le maggiori festività ebraiche, e il blocco delle manifestazioni contro il governo Netanyahu che, settimanalmente, bloccano le strade adiacenti la residenza ufficiale del premier israeliano, e alle quali partecipano mediamente 15-20mila dimostranti.

Nonostante che la maggior parte degli esperti medici che formano il team anti-corona fossero del parere che il blocco quasi totale di tutte le attività economiche del paese fosse inutile e addirittura controproducente, Bibi ha imposto di forza l’attuale inasprimento pur di poter così bloccare la protesta popolare.

Nel lockdown precedente di marzo-aprile, anche quello costellato da innumerevoli festività, la chiusura totale delle sinagoghe e di tutti i luoghi pubblici era stata osservata in maniera esemplare. Questa volta tutto è diverso, il governo israeliano ha dilapidato il vantaggio acquisito nel periodo precedente e non è stato in grado di costruire un apparato medico in grado di affrontare l’attuale emergenza. Con un numero di contagi che si aggira sulle 8.000 unità giornaliere è praticamente impossibile effettuare un’inchiesta epidemiologica in grado di isolare nel modo più veloce possibile i positivi al tampone.

Paradossalmente Bibi continua a mantenere saldamente le redini della politica israeliana. Secondo i sondaggi il suo partito continua a mantenersi saldo in vetta alla classifica, e l’uomo della strada, sempre secondo i sondaggi, non vede nessun uomo politico in grado di contrastarlo, considerandolo ancora il politico più adatto a guidare la nazione.

L’unico vero antagonista di Netanyahu è il Covid, già adesso il prezzo in vite umane e la crisi economica avrebbero portato alle sacrosante dimissioni qualsiasi altro uomo politico, almeno in Israele. Se i numeri dovessero aumentare fino a toccare le proporzioni europee allora anche la stabilità del premier israeliano potrebbe crollare.

Ma sarebbe un prezzo veramente troppo alto.