DI ALFREDO FACCHINI
Adora Putin, Orban e la Le Pen. Magnifica la “Brexit”. Si vanta di
festeggiare San Marco e non il 25 aprile.
Lui è Lorenzo Fontana, un Pillon che ce l’ha fatta. Lui è il nuovo presidente della Camera dei deputati.
È contro l’aborto e le nozze gay. È contro la maternità surrogata e il divorzio.
<<Il matrimonio è solo tra mamma e papà, le altre schifezze non le voglio sentire>>.
In un convegno dell’associazione “Pro Vita Onlus”, sentenzia che i matrimoni omosessuali e la teoria del gender, da un lato, e l’immigrazione di massa dall’altro, <<mirano a cancellare la nostra comunità e le nostre tradizioni paventando il rischio di cancellazione del nostro popolo>>.
Nel 2018, partecipa alla “Marcia per la Vita” per l’abrogazione della legge 194: <<l’aborto è la prima causa di femminicidio nel mondo>>.
In una intervista al “Corriere della sera”, reclama la necessità di <<potenziare i consultori per cercare di dissuadere le donne ad abortire e incentivare la natalità>>.
Sui social posta il santo del giorno e recita cinquanta Ave Maria al dì.
Il 7 ottobre ha glorificato l’anniversario della battaglia di Lepanto, contro l’avanzata ottomana.
Già vicepresidente di Montecitorio, 42 anni, veronese, fedelissimo di Salvini, è tra i pasdaran della Lega dura e pura.
Responsabile esteri del “Carroccio” dal 2016, è stato eurodeputato dal 2009 al 2018.
Già due volte ministro: per la “disabilità e la famiglia” del governo Conte I e poi agli “Affari Europei”.
Fontana ha un chiodo fisso: la tradizione cristiana, in chiave legaiola, come difesa ad oltranza dell’identità dalle ondate migratorie.
Nel 2020 presenta una proposta di legge contro la “cristianofobia” e un ordine del giorno per impegnare il governo a occuparsi delle discriminazioni anti–cristiane. Dove e quando?
Per Fontana il modello di società da seguire è la Russia: <<Se trent’anni fa la Russia, sotto il giogo comunista, materialista e internazionalista, era ciò che più lontano si possa immaginare dalle idee identitarie e di difesa della famiglia e della tradizione, oggi invece è il riferimento per chi crede in un modello identitario di società>>.
Su Twitter, Alessandro Zan, primo firmatario della proposta di legge contro l’omotransfobia, naufragata nella scorsa legislatura, avverte: <<I nomi della destra per la presidenza delle Camere sono una minaccia per la comunità Lgbt+. La Russa urlava “culattone” contro un studente, Fontana negava l’esistenza delle famiglie arcobaleno. Vigileremo perché non utilizzino il loro ruolo per attaccare i diritti>>.
Insomma, un fascista conclamato al Senato ed un ultras della cristianita’ alla Camera sono un connubio perfetto per un Paese squinternato come l’Italia. Bingo.
Alfredo Facchini