DI ANTONELLO TOMANELLI
Correva l’anno 2014 quando il comico Volodymyr Zelensky venne ospitato in un programma ucraino di intrattenimento. Impersonava un abitante della Crimea in visita di piacere a Kiev, che alla vista di una bottiglia d’acqua non riuscì a contenersi, bevendola fin quasi a strozzarsi e versandosela sul capo gridando: «oh quant’è bello vivere in Crimea!».
Era una evidente irrisione di quel popolo, che era appena rimasto senz’acqua. Il governo ucraino di estrema destra, insediatosi subito dopo le violenze di Euromaidan, aveva costruito una barriera di cemento armato all’interno del canale di Crimea per interrompere il flusso idrico nella regione, privare dell’acqua i suoi abitanti e far seccare i terreni agricoli. Una rappresaglia contro il referendum nel quale il 96% aveva optato per la sovranità russa.
Erano i tempi di Petro Porošenko, dal popolo ucraino eletto presidente nel maggio 2014 dopo una campagna elettorale fondata su una russofobia spinta all’eccesso, con la promessa di togliere le pensioni ai loro anziani e di far studiare i bambini nelle cantine.
Naturale che un comico patetico come Zelensky, una volta diventato presidente, continuasse a maltrattare gli abitanti del Donbass, che hanno sempre atteso l’arrivo delle truppe di Mosca come noi italiani la Liberazione.
Una delle prime cose che i Russi fecero, non appena invasero l’Ucraina, fu far saltare quella barriera di cemento armato con il tritolo.
Oggi, sono quegli Ucraini che nel video vediamo ridere compiaciuti all’orrenda gag di Zelensky, ad avere seri problemi di approvvigionamento idrico, e a dover stare nelle loro case senza elettricità, con alle porte un inverno che da quelle parti non è mai clemente.
È la legge del contrappasso, bellezze!