DI GIORGIO CREMASCHI
Intervenendo ad un assemblea della Confindustria Veneto, Giorgia Meloni ha dato fondo a tutto il peggio di sé, ammesso che ci sia del meglio.
La Presidente del Consiglio ha sciorinato tutti gli slogan del più ottuso e feroce liberismo padronale.
Ha detto che non si può distribuire la ricchezza prima di produrla e che lo stato sociale viene dopo la crescita dei profitti. Per lei tutta la ricchezza già esistente non conta perché quella è già assegnata ai miliardari e non si tocca. La sanità, le pensioni, la scuola i servizi sociali devono essere pagati a cottimo.
Intanto i lazzaroni che avevano il reddito di cittadinanza si trovino un lavoro, e non sperino che sia lo stato a procurarglielo, perché il lavoro non si crea per decreto, ha affermato. Così Giorgia Meloni si è anche garantita che se non farà una mazza per il lavoro, non sarà per incapacità e cialtroneria, ma solo per lungimirante scelta, di mercato.
Il Presidente del Consiglio ha concluso scandendo che il suo governo fa sua la VISIONE SOCIALE della Confindustria, testuali parole. Nemmeno Berlusconi era mai stato tanto sfacciato. È la prima volta che sento una capo di governo dire :i padroni hanno ragione ed io sto con loro.
Giorgia Meloni è sicuramente fascista, ma non del fascismo folcloristico di Predappio, no. Il suo è il fascismo padronale che licenzia, sfrutta, accumula profitti e non divide nulla. E che sostiene che così fa gli interessi del paese, che coincidono con i suoi.
Ho il dubbio che persino in Confindustria ci sia stato qualche disagio di fronte a tanto fanatismo di classe.
Immagino invece che i commentatori della grande stampa italiana, in mano a padroni e ricconi, abbiano provato brividi di piacere a sentire un capo di governo parlare come un padrone di duecento anni fa.
Giorgia Meloni, ovvero la padrona delle ferriere.