DI VIRGINIA MURRU
Secondo le stime preliminari pubblicate dall’Istat, nel mese di dicembre l’indice nazionale dei prezzi al consumo, per l’intera collettività (al lordo dei tabacchi), risulta in aumento dello 0,3% su base mensile, un lieve calo, ma importante. Su base annua va all’11,6%, era a 11,8% a novembre. Non sono ancora i dati definitivi, precisa l’Istituto di Statistica.
Nel 2022, tuttavia, l’inflazione, in media, ha subito un aumento veramente notevole, pari a +8,1%, e preoccupante, se si confronta con i dati del 2021, quando il dato medio annuo era dell’1,9%. E’ in definitiva l’aumento più rilevante registrato in circa 40 anni. Solo nel 1985, infatti, i dati inflazionistici registrarono il 9,2%.
Sulla base delle rilevazioni Istat, le ragioni del rialzo sono da attribuire all’andamento dei prezzi nel settore energetico, con +50,9% di media annua nel 2022, mentre l’anno precedente aveva registrato solo un aumento del 14,1%.
Secondo le stime preliminari, pertanto, l’inflazione acquisita per l’anno in corso è del 5,1%, ben più elevata rispetto a quella del 2022, che era pari a +1,8%.
Il dato medio annuo dell’inflazione riguardante l’anno appena trascorso, significa un aumento del costo della vita di 2.220 euro a famiglia media, dei quali 500 riguardano il carrello della spesa, come ha peraltro specificato l’Unione Nazionale Consumatori.
Anche in Germania e Francia i dati sull’inflazione (dicembre periodo di riferimento) sono calati. Secondo l’Istituto di Statistica francese, sarebbe diminuita dello 0,1%, rispetto al mese precedente, quando il rilievo fu dello 0,3%. Il dato medio annuale è invece molto più basso rispetto a quello italiano: ha segnato un +5,9%, migliore delle aspettative.
In Germania, invece, l’andamento dei dati è migliorato grazie agli interventi del governo, finalizzati a ridurre l’impatto delle bollette di dicembre. A dicembre, dunque, si è rilevato un tasso d’inflazione dell’8,6%, inferiore a quello di novembre, che era stato del 10%.
Intanto, la Bce, che monitora l’andamento del tasso d’inflazione tra i Paesi dell’area euro, ha rialzato i tassi d’interesse, con l’obiettivo di controllare il trend in aumento dell’inflazione.
Alla decisione del Consiglio Direttivo della Bce, che ha previsto ulteriori significativi aumenti, e ha quindi deciso di aumentare i tassi, è seguita quella della Fed, la quale a metà dicembre ha annunciato un aumento dei tassi pari a 50 punti base (come la Bce), portando il tasso al 4,25-4,5%. E’ il settimo rialzo consecutivo e il più alto livello in 15 anni. Sembra che altri interventi di politica monetaria simile seguiranno nell’anno in corso, sempre con l’obiettivo di riportare l’inflazione sotto controllo, ossia al 2%.