DI PIERO ORTECA
La storia del pallone-spia cinese, intercettato dalla US Air Force sopra il Montana e poi abbattuto sulla costa dell’Atlantico, fa acqua da tutte le parti. In quello che sembra diventato una specie di zibaldone diplomatico, emergono particolari che alimentano consistenti perplessità.
Annuncio ad orologeria
A cominciare da una sorprendente rivelazione: era stato scoperto già una settimana fa, mentre l’annuncio è arrivato “a orologeria” e ha fatto saltare il viaggio che il Segretario di Stato, Antony Blinken, avrebbe dovuto compiere a Pechino. Una visita programmata in gran segreto, da tempo, nel corso della quale era previsto un incontro al vertice col Presidente Xi Jinping. Cioè, per essere chiari, ha impedito di riannodare i fili di un dialogo, indispensabile per scaricare le tensioni accumulatesi tra le due grandi potenze nell’ultimo anno.
“Scoperta” e abbattimento di comodo. Cui prodest?
Per rispondere, bisogna scavare e capire i fatti, al di là di quello che hanno detto, in un primo momento, le fonti ufficiali. Gli americani hanno chiarito di avere intercettato il pallone, con i caccia F22, mentre stava sorvolando la base dei missili balistici nucleari di Malmstrom, dove sono interrati ben 150 “Minuteman II”. È falso.
La stampa internazionale ha già scritto che il Pentagono ha poi corretto il tiro. In realtà, la sonda è stata monitorata già a partire dal 28 gennaio scorso, vicino alle isole Aleutine, in Alaska. Un alto funzionario della Difesa, ha rivelato che l’Intelligence americana conosce esattamente tutti i movimenti dei palloni-spia cinesi, nei cinque continenti. “Si tratta di una vera e propria flotta”, ha aggiunto. Anche il “pallone dello scandalo” è stato seguito metro per metro, dall’Alaska fino all’interno del Canada e poi di nuovo sul Pacifico, con un ritorno quasi a zig-zag sugli Stati Uniti il 31 gennaio, esattamente sopra l’Idaho.
Gli americani…
La “scoperta” (di Pulcinella) è arrivata forse il giorno dopo, ma è stata divulgata (guarda tu…) proprio quando Blinken stava per prendere l’aereo verso Pechino. A questo punto, dopo le prime reazioni d’ordinanza di Washington e le conseguenti giustificazioni tentate da Pechino, è cominciato il fuoco di fila delle illazioni, trasformatesi in polemiche e che adesso rischiano di gettare nuova benzina sul fuoco della cronica crisi cino-americana. Nel Congresso, i Repubblicani sono andati all’assalto, accusando Biden di non avere ordinato subito l’abbattimento della sonda. E questo, forse, per non fare fallire il viaggio di Blinken. Ma qualcuno può avergli giocato contro, visto che a parere degli specialisti, un normalissimo “incidente” diplomatico è stato artatamente gonfiato, fino a farlo diventare un affare di Stato. Mike Turner, capo del Comitato intelligence della Camera, sottolinea l’incongruenza di non avere colpito subito il pallone mentre era in un territorio americano quasi disabitato, come l’Alaska.
…e i cinesi
Ma circolano molte domande, anche sull’effettiva responsabilità dei cinesi. Molti analisti, tra cui l’ex Capo di Stato maggiore delle forze armate USA, Mike Mullen, pensano che Xi Jinping fosse all’oscuro di tutto. Il che equivarrebbe a dire che, anche dentro i palazzi del potere a Pechino, qualcuno rema contro la distensione con gli americani. D’altro canto, fonti anonime della Casa Bianca, riferiscono che c’è molta incertezza sul fatto che la missione del pallone-spia sia stata voluta da Xi. Anzi, molti adviser del Consiglio per la Sicurezza nazionale pensano che lui ne fosse proprio all’oscuro.
Controlli incrociati
Però, oggettivamente, la serie di reazioni diplomatiche “in automatico”, ha contribuito a inasprire relazioni che si volevano invece ammorbidire. Quello dei controlli reciproci (o spionaggi, fate voi) è un settore fondamentale, per evitare scontri o, addirittura, guerre da “miscalculation”. Se accerto con i miei sistemi di informazione, della reale situazione sul campo, non corro il rischio di fraintendere le tue intenzioni. Per questo, può sembrare un paradosso, spiarsi vicendevolmente è una garanzia per la pace. Lo fanno tutti ed esistono dei veri e propri trattati, firmati e controfirmati, che regolano i “controlli”, per usare un’espressione meno invasiva. Nel caso specifico, qualcuno ha giocato contro. Magari rompendo regole non scritte.
Naturalmente, chi perde è in prima battuta il resto del pianeta, che non può reggere a lungo la fase di deglobalizzazione e di “disaccoppiamento” dall’economia cinese, che rimane il fornitore principale della catena di approvvigionamento produttiva planetaria.
Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di
6 Febbraio 2023