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DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Di San Remo in diretta non ho visto nulla e gli scampoli incrociati casualmente su Blob, nei TG e sul web mi tolgono qualsiasi rimpianto.
Non sto snobbando lo spettacolo e meno che mai i suoi spettatori e a riprova confesso che mi è capitato spesso di guardare schifezze infinitamente peggiori che non hanno minimamente scalfito le mie velleità intellettuali da radical chic, è soltanto che non mi interessa.
Non mi interessano i detriti musicali che vengono trasmessi, non mi piacciono i lustrini e le paillettes da avanspettacolo, non mi importa un fico di vedere le star recitare maldestramente i loro copioni e meno che mai mi eccitano i finti “happening” programmati fin dai tempi di Pippobaudo e Cavallopazzo.
Una sola cosa mi interessa e riguarda il festival come qualsiasi altra forma di arte o di spettacolo, che essa sia visceralmente intellettualistica o sbracatamente nazionalpopolare: la libertà di espressione.
Neanche a dirlo è proprio questa che il governo sta attaccando per bocca del sottosegretario alla cultura, tale Gianmarco Mazzi, che come un qualsiasi gerarca mussoliniano dichiara candidamente “È giusto cambiare la narrazione del Paese” immaginando una nuova congiura cripto massonica giudaica o giù di lì organizzata dalla RAI che voglia mettere in cattiva luce il paese “narrando” ovvero raccontando balle fantasiose, ma quel che è peggio non propone di sostituire la narrazione con un orwelliano ministero della Verità… Vuole cambiare la narrazione, ovvero ordinerà simmetriche balle fantasiose che però facciano comodo alla sua cricca.
Ci sono riusciti una volta a far sembrare normali aberrazioni di questo genere, spero davvero che non gli riesca di nuovo.