DI VIRGINIA MURRU
Si tratta dei dati trimestrali sulle comunicazioni obbligatorie del Ministero del Lavoro. Dati poco incoraggianti, se si pensa che già nei primi nove mesi del 2022 erano circa un milione e 600mila le dimissioni volontarie registrate, ossia il 22%, in termini tendenziali in più rispetto all’anno precedente.
Il fenomeno è stato definito anche ‘Great resignation’, a sottolineare la tendenza economica che ha causato il movimento in massa di lavoratori, spinti a lasciare il posto di lavoro.
Se si considera l’intero anno 2022, le dimissioni sono state invece 2 milioni e 200mila, il 13,8% in più rispetto al 2021, quando se ne erano registrate 1 milione e 900mila. Secondo un’analisi riportata da Il Sole 24 Ore, nell’ultimo trimestre dello scorso anno si è interrotto il trend cominciato nel secondo trimestre del 2021: gli abbandoni dell’occupazione risultano circa 530.000, con un calo in termini percentuali pari al 6,1% (-34 mila), rapportato allo stesso trimestre di due anni fa.
Il fenomeno ha interessato in misura maggiore gli uomini, -7,2%, rispetto alle donne, -4,4%. Sono dati, come si è accennato, relativi alla nota trimestrale sulle Comunicazioni obbligatorie del Ministero del Lavoro, che riflettono l’andamento dell’ultimo trimestre del 2022, e su base tendenziale tutto l’anno.
Nel 2022 aumentano anche i licenziamenti, sempre sulla base della nota trimestrale del Ministero, sono più di 750 mila, con una differenza, rispetto al 2021 del 30,2%, da precisare che in quel periodo, tuttavia, era in vigore il blocco dei licenziamenti, deciso dal Governo tramite i decreti relativi alla gestione della pandemia.
Nel quarto trimestre del 2022 si è interrotto il trend che persisteva dall’anno precedente, e pertanto si tratta di un dato importante per l’andamento dell’occupazione.
Tra le cause associate alla cessazione del rapporto di lavoro, sono in rilievo in primis i licenziamenti, nelle cessazioni di contratti a termine e dimissioni volontarie. In calo i pensionamenti, -24,9%, e cessazioni di attività.
Per quel che riguarda l’aumento delle cessazioni, il fenomeno si riferisce a tutte le ripartizioni territoriali, con maggiore rilievo al Centro (10,2%), sempre secondo la nota del Ministero del Lavoro. In riferimento ai vari comparti, le cessazioni aumentano in particolare nel settore dei servizi (+8,5%), si riscontra invece un calo nel settore agricolo (-0,9%). In quello industriale l’incremento è pari al 5,8%, soprattutto nell’ambito delle costruzioni.