DI ALFREDO FACCHINI
1977 Era un comunismo eretico, alimentato dai Grundrisse di Marx e dalla Beat Generation. Dall’operaismo italiano e dalla poesia maledetta di Rimbaud.
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Dagli anarchici e dai Pink Floyd.
Da Rosa Luxembourg e da Foucault.
Da Maiakovskij e dalla Società dello spettacolo di Guy Debord.
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Era un cocktail di comunismo fatto più di poesia che di economia. Che si trovava a suo agio più con le contraddizioni della vita che con le inalterabili leggi della storia.
Era un comunismo che non combatteva per l’emancipazione del lavoro.
Nel suo orizzonte non c’erano schiavi che lottavano per diventare schiavi più dignitosi. Né c’erano sacrifici e austerità per approdare a un nuovo modello di sviluppo.
Al pensiero dell’infelicità preferiva il ghigno beffardo dell’ironia.
Combatteva contro il potere di qualcuno di assoggettare qualcun altro.
Era un comunismo che non implicava un programma politico da realizzarsi con un partito.
Era semmai una scelta di vita, un azzardo da giocarsi lottando, con ogni mezzo necessario… in movimento.