IN UN CONTESTO DI BUFERA NEI MERCATI, LA BCE ALZA I TASSI DI 50 PUNTI BASE

DI VIRGINIA MURRU

 

Sul duro fronte dell’inflazione, schizzata in particolare da un anno a questa parte, fino a valori percentuali allarmanti, il rialzo dei tassi da parte della Bce sembra l’unica trincea per difendere l’obiettivo ‘chiaro e simmetrico del 2%’, da sempre linea ideale per la dinamica e stabilità dei prezzi.

Secondo l’ultimo comunicato del Consiglio Direttivo della Bce, l’inflazione è destinata a rimanere elevata per un periodo incerto e prolungato, specie se si considerano le variabili geopolitiche destabilizzanti legate al conflitto in atto in Ucraina. Da qui la scelta di innalzare di 50 punti base i tre tassi di interesse di riferimento. Whatever it takes, insomma, per riportare l’inflazione entro i limiti da sempre perseguiti.

Si legge nel comunicato dell’Eurotower:

“Il Consiglio direttivo segue con attenzione le tensioni in atto sui mercati ed è pronto a intervenire ove necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell’area dell’euro. Il settore bancario dell’area dell’euro è dotato di buona capacità di tenuta, con solide posizioni di capitale e liquidità. In ogni caso, la BCE dispone di tutti gli strumenti necessari per fornire liquidità a sostegno del sistema finanziario dell’area dell’euro, qualora ve ne sia l’esigenza, e per preservare l’ordinata trasmissione della politica monetaria.”

E così la battaglia contro il fenomeno inflattivo preoccupante degli ultimi anni, resta ancora il rialzo dei tassi, in data odierna la Banca Centrale Europea, con sede a Francoforte, ha deciso di aumentarli di mezzo punto percentuale, e pertanto il tasso sui rifinanziamenti principali è ora del 3,50%.

Intanto il Consiglio Direttivo ha inteso trasmettere un monito agli Istituti bancari dell’area euro: potrebbero esserci in Eurozona alcune banche vulnerabili, ma per ora non ci sono indicazioni in merito sulle prossime scelte, fondamentali saranno i dati dell’anno in corso, e gli effetti di questa maratona di rialzi incalzanti.

“Vigiliamo sulle banche dell’area dell’euro per darti la certezza che reggano ai venti di burrasca..” – Si legge nel sito ufficiale della Bce, anche se da circa un anno a questa parte si comincia a mettere in discussione la dinamica dei tassi seguita dal Consiglio Direttivo. In primis l’esecutivo italiano, che ritiene ormai insostenibili i danni causati al debito pubblico dai severi rialzi. Il boom rilevato sulle spese per gli interessi continua a preoccupare il ministro Giancarlo Giorgetti, il quale al riguardo ha di recente dichiarato:

“Il rialzo dei tassi da parte della Bce pone problemi seri per chi ha bilanci fortemente indebitati come quello italiano.

Del resto chi potrebbe smentirlo, se il monster che rappresenta il nostro debito è rimasto pressoché indifferente a tutte le battaglie di politica economica intraprese finora. Ma siamo parte di un sistema, e non esistono svincoli, anche quando le misure di politica monetaria possono essere veleno per i Paesi membri più vulnerabili sul piano dei conti pubblici.

Al momento di certo resta il rialzo di mezzo punto dei tre tassi di interesse di riferimento della Banca Centrale, con l’intento di riportare l’inflazione al 2% nel medio termine. La decisione arriva nel bel mezzo della bufera che ha travolto alcune banche strategiche negli States (Silicon Valley Bank e Signature Bank), e come in un tossico contagio il dissesto di Credit Suisse, con intervento tempestivo, al fine di chiudere le falle, delle Autorità finanziarie elvetiche, che hanno trasfuso liquidità per sedare la tempesta.

I tre tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali andranno al 3,50%, sul rifinanziamento marginale al 3,75%, e sui depositi presso la Bce si è ora al 3%, a cominciare dal 22 marzo prossimo.

Tutto questo mentre imperversa la tempesta nei mercati, con Credit Suisse salvata in extremis dalla Banca Centrale Svizzera, verso la quale la Saudi National Bank (principale Istituto finanziario dell’Arabia Saudita, che possiede il 10% del gruppo bancario svizzero), non ha mostrato alcuna solidarietà.

Per evitare il peggio la Swiss National Bank ha deciso una terapia finanziaria intensiva, rendendo disponibili 50 miliardi di franchi, in primis per sedare un terremoto interno all’Istituto, in evidenti gravi difficoltà, e allo stesso tempo per portare quiete nei mercati, che si erano agitati fino a fare temere il peggio.

Secondo gli analisti l’intervento della Banca Centrale è proprio una strategia finanziaria per allentare il panico dei mercati, che aveva sfiorato nei giorni scorsi livelli altissimi, minacciando un sisma in tutto il sistema bancario europeo, e non solo. Con questo intervento si mira anche a bloccare i deflussi dei depositi, spia rossa intercettata dai mercati come una mina vagante nel sistema.

Il Consiglio Direttivo della Bce nelle sue scelte di politica monetaria, non ha tenuto conto di questo clima burrascoso, e della falla riguardante la crisi aperta da Credit Suisse, anche se in tanti auspicavano una riflessione, o comunque un trend di aumenti meno severo.

Nel comunicato della Banca Centrale pubblicato nel sito ufficiale, infine si sottolinea:

“Le proiezioni per la crescita nel 2023 sono state corrette al rialzo nello scenario di base, collocandosi in media all’1,0% per effetto sia del calo delle quotazioni energetiche sia della maggiore tenuta dell’economia al difficile contesto internazionale. Gli esperti della BCE si attendono poi che la crescita aumenti ancora all’1,6% sia nel 2024 sia nel 2025, sostenuta dal vigore del mercato del lavoro, dal miglioramento del clima di fiducia e dalla ripresa dei redditi reali. Allo stesso tempo il rafforzamento della crescita nel 2024 e nel 2025 risulta inferiore rispetto alle proiezioni di dicembre, di riflesso alla politica monetaria più restrittiva.”