DI VIRGINIA MURRU
La finanza internazionale benedice l’accordo tra Ubs e Credit Suisse, l’acquisizione è ora ufficiale, ci sono diverse questioni pendenti, la più seria al momento resta la prospettiva della mannaia sui dipendenti, i licenziamenti sembrano inevitabili, infatti. Fed e Bce hanno accolto con sollievo e favore la fusione tra i due colossi del sistema bancario europeo.
Le traversie di questi Istituti di credito elvetico rimandano in qualche modo (con le inevitabili differenze) a Deutsche Bank e Commerzbank, anche in questo caso c’era stata una proposta di fusione, e diversi salvataggi di Stato, sempre smentiti dalle Autorità tedesche.
Non è certamente un ‘matrimonio morganatico’, anche se i denti di leone restano a Ubs, e tuttavia, nonostante la dichiarata soddisfazione delle Banche Centrali in Usa e in Europa, i mercati, in prima mattinata, non hanno dimostrato d’essere affatto persuasi che l’operazione rappresenti il disimpegno dalla crisi che ancora incombe sul sistema bancario.
Stamani i mercati hanno ringhiato, e non è stato un buon auspicio per l’andamento della settimana appena iniziata, l’avvio con semaforo rosso dei listini europei dà la misura dello scarso credito concesso dai mercati. Milano ha aperto la seduta con oltre l’1,5% di perdita, e purtroppo è ancora una volta il peggiore risultato tra le piazze europee. Solo in tarda mattinata Piazza Affari ha girato in positivo, così come le altre piazze europee, che hanno contenuto la volatilità.
Il titolo di CS, intanto, sprofonda per forte stress, e sul piano internazionale c’è un clima di allerta e attesa, anche se, in concerto, qualora le difficoltà minacciassero il sistema bancario, agirebbero la Bce con la Bank of England e la Fed, attivando una rete di credito speciale, frutto di un accordo messo in atto per situazioni di rischio estremo. Ma le perdite in ogni caso sono fortissime per il titolo dell”Istituto di Zurigo. coinvolti: sfiorano il 65% in borsa, nonostante le imponenti misure delle autorità il cui valore pesa per circa il 25% del Pil.
Ubs assolverà il mandato dell’esecutivo elvetico, e sulla fusione ormai ci sono ben poche riserve, del resto Ubs viene da 15 anni di salvataggio da parte delle Autorità svizzere, le misure di sostegno sono state costanti, l’assist per l’operazione in corso sulla fusione ammonta ad oltre 200 miliardi di franchi.
Intanto CS ha rassicurato i propri dipendenti sul pagamento di salari e bonus: saranno regolarmente versati il 24 marzo, secondo un comunicato della banca.
Solo quattro giorni fa l’operazione veniva considerata poco meno che utopia, era stata in particolare l’Agenzia Bloomberg a mettere in risalto l’improbabilità di una fusione tra le due banche rivali. Certo la risoluzione su questo accordo è anche frutto di pressing del mondo politico, e di un foraggiamento di incentivi e misure di sostegno a favore di Ubs, ma il grande passo è stato comunque compiuto.
Il Sole 24 Ore ha riportato un’eloquente dichiarazione dell’olandese Ralph Hamers, attuale Ceo di Ubs:
“La fusione tra Ubs e Credit Suisse rafforzerà i punti diforza di Ubs e migliorerà ulteriormente la nostra capacità di servire i nostri clienti a livello globale, e rafforzerà le nostre migliori capacità. L’operazione supporta le nostre ambizioni di crescita nelle Americhe e in Asia, rafforzando alla stesso tempo le nostra attività in Europa, e non vediamo l’ora di accogliere i nostri nuovi clienti e colleghi in tutto il mondo nelle prossime settimane”.