DI CLAUDIO KHALED SER
Giovedi 23 inizia il mese lunare del Ramadan nel quale, secondo la tradizione islamica, Maometto ricevette la rivelazione del Corano “come guida per gli uomini di retta direzione e salvezza”
(Sura II, v. 185).
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È il mese sacro del digiuno, dedicato alla preghiera, alla meditazione e all’autodisciplina.
Il digiuno è un obbligo per tutti i musulmani praticanti adulti e sani che, dalle prime luci dell’alba fino al tramonto, non possono mangiare, bere, fumare e praticare sesso.
Il rispetto delle regole religiose é in tutti i Paesi una libera scelta.
Non lo é nei Paesi musulmani dove le regole sono imposte e non ammettono discussione.
Pertanto, il Ramadan costringe alla chiusura diurna dei caffè, dei ristoranti ed impone orari di lavoro diversi dal solito.
Nessuno in pubblico può infrangere il Ramadan quindi coloro che non intendono seguirlo, sono costretti a chiudersi in casa.
Al tramonto il digiuno viene interrotto con un dattero o un bicchiere d’acqua. Poi segue il pasto serale (iftar) che continua praticamente per tutta la notte.
Poco prima dell’alba si fa l’ultima “cena” e si va a dormire.
Non si può pretendere che una Persona, rimasta sveglia praticamente tutta la notte, si rechi il mattino al lavoro in piena forma.
L’orario, ridotto ad un max di 6 ore, é lento, svogliato, quasi inconcludente, con una perdita secca di produzione e vendita.
L’economia delle industrie ne risente tanto quanto quella delle botteghe artigianali e conseguentemente tutta l’economia nazionale.
La religione musulmana, come ho detto prima, non ammette la Libertà personale.
In alcuni Paesi la non-osservanza porta direttamente al reato di apostasia, quindi al carcere o addirittura alla condanna a morte.
L’Iran ne é l’esempio.
Quando uno Stato scrive le sue Leggi sulla religione (sharia) é chiaro che incatena i suoi cittadini al rispetto, quindi la negazione della religione e delle sue regole, diventa un atto di terrorismo contro lo Stato.
Ritengo che ogni Persona, sia e debba essere, libera di assecondare il proprio credo religioso.
Ma uno Stato, anche se ne trae ispirazione, NON può obbligare il Popolo a seguire gli ordinamenti religiosi che appartengono SOLO ed ESCLUSIVAMENTE alla sfera del privato.
Altrimenti NON é uno Stato, ma una Chiesa.
Quindi non contesto il Ramadan, ma la coercizione di uno Stato sui propri cittadini, obbligandoli a rispettarlo.