DI RAFFAELE VESCERA
Come se non bastasse la minacciata autonomia regionale differenziata, in corso d’opera, affidata al ministro del “prima il Nord”, il leghista Calderoli, che permetterà alle regioni ricche del Nord di amministrare ben 23 settori di pubblico servizio, finora affidati allo Stato, che teoricamente avrebbe dovuto garantirli equamente a tutti i cittadini, ma così non è mai avvenuto, avendo lo Stato finora favorito solo il Nord a discapito del Sud, creando un ingiusto divario Nord-Sud, che ora sarà “legalizzato”.
Autonomia contestata a Napoli, il 17 marzo scorso, da una manifestazione di ben 250 associazioni, tra cui la nostra Carta di Venosa.
Ebbene come se non bastasse questa scellerata discriminazione nei confronti delle regioni meridionali, abitate da cittadini ben più poveri cui, rispetto al Nord, sono dati in misura ridottissima i servizi essenziali quali sanità, trasporti, istruzione etc.
E come se non bastasse il taglio del reddito di cittadinanza che colpisce in modo indegno i più poveri, residenti vieppiù al Sud, ecco che il magico cappello dei “Robin Hood all’incontrario” partorisce la riforma del fisco a danno dei poveri. Ovvero dell’Irpef prelevato dalle tasche di lavoratori e pensionati, con tassazione già più pesanti al Sud, dove il reddito medio pro capite s’aggira intorno ai 15.000 Euro l’anno, a fronte dei 30.000 del Nord, e dov’è più alto il prelievo di Irpef regionale e comunale, per via dei negati trasferimenti perequativi da parte dello Stato.
Come cambierà l’Irpef nella ventilata sciagurata ipotesi del governo?
Oggi c’è un prelievo del 23% per i redditi fino a 15mila euro, del 25% per quelli compresi tra 15 e 28mila euro, del 35% per chi è tra i 28mila e i 50mila e del 43% per chi va oltre i 50mila. Ebbene, nell’ipotesi governativa, la riforma prevederebbe che sui redditi medio-bassi, compresi tra i 15mila e i 28mila Euro, in maggioranza residenti al Sud, la tassazione aumenterà al 27%, ovvero un 2% in più di quella attuale, corrispondente a un aumento consistente delle tasse, che sarà recuperato riducendo l’aliquota al 33% a chi guadagna tra i 28.000 e i 50.000 Euro, in maggioranza residenti al Nord.
Il tutto dovrebbe andare verso la favoleggiata Flat-tax, proposta dalla Lega a beneficio dei milionari, ovvero la tassa piatta, per cui poveri e ricchi dovrebbero pagare tutti la stessa aliquota sui redditi, con i ricchi che ci guadagneranno enormemente, indovinate a spese di chi, alla faccia della Costituzione che prevede il principio della tassazione progressiva sui redditi.
Ancora una volta, il Sud verrà penalizzato da questa riforma che prevede tra l’altro una misura punitiva anche per i poveri residenti al Nord.
Ora si capisce dove andranno a finire i soldi risparmiati sul reddito di cittadinanza.
E mentre si nega il diritto al salario minimo, si prevede la depenalizzazione dei reati fiscali per favorire i grandi evasori.
È l’Italia della destra liberista che va, bellezza.