DI DANIELE CARLI
Ha deciso lui di farla finire, a 14 anni.
Lasciando ai genitori il disturbo di seppellirlo.
Lui non ce la faceva più. Continuassero loro a godersi la pacchia di essere profughi siriani in Europa. Cacciati da tutti. Costretti a passare da un centro a un altro. Da un paese a un altro.
A tutto quel divertimento Ali non ha resistito più.
Prima la fuga dalla Siria in Libano, quando era ancora bambino, per l’arrivo dei taglia gole dell’ISIS.
Poi anni in un campo profughi in Libano.
Poi in Spagna.
Poi in Olanda.
Poi ancora in Spagna.
E ancora in Olanda.
I permessi rifiutati.
Nulla più in Siria ad aspettarli.
Nulla in Europa in cui sperare.
Eppure Ali di speranze ne aveva. Voleva vivere, voleva fare il medico.
Ma ha deciso di nascere in Siria e di essere un profugo, mica come i suoi coetanei più furbi che hanno deciso di nascere in Europa.
Meritandosi quello che Ali non ha mai potuto nemmeno sognarsi.
Allora con quel troppo divertimento, per tutta quella pacchia, Ali ha deciso di ammazzarsi.
A 14 anni.
Potete immaginare a quali livelli di disperazione si arrivi per pensare e attuare il suicidio a 14 anni?
In realtà ci aveva già provato, Ali, a togliersi la vita a 13 anni.
Ma il padre era riuscito a salvarlo appena in tempo.
Questa volta no.
Ha spento le luci e abbandonato la festa.
Troppa pacchia per lui. Continuassero gli altri a godersela.
Lui, di pacchia, ne aveva avuta abbastanza.