ANCHE IL BOSCO, LO SAPPIAMO TUTTI, EVOCA PAURE ANCESTRALI

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Anche il bosco, lo sappiamo tutti, evoca paure ancestrali.

Così ce lo hanno raccontato quando eravamo piccoli affollandolo di lupi cattivi, di streghe e di briganti e così lo abbiamo percepito noi stessi la prima volta che ne abbiamo visto uno.
Tutti quegli alberi cresciuti a casaccio che limitano a pochi metri la possibilità di controllare lo spazio che ci circonda, quei cespugli quasi sempre spinosi popolati da ragni e da chissà che altro, quel suolo irregolare che ci costringe a controllare ogni passo per non storcerci una caviglia o magari ruzzolare giù per un dirupo quasi invisibile.
E poi gli animali selvatici, così diversi da quelli di peluche e dei cartoni animati.
Entrare in un vero bosco, e non c’è dubbio che quelli dell’Adamello lo siano, è una sfida di giorno e una follia di notte. E’ roba per gente esperta e ben equipaggiata che ci va perché ha imparato ad amarlo o magari per derubarlo della sua fauna e flora.
Rendere il bosco fruibile a tutti creando sentieri per passeggiare come in un centro commerciale o addirittura per correre in maglietta o su una mountain bike come se fosse una pista è da imbecilli ed è da criminali incoraggiare a scopo di lucro questo genere di attività.
Per questo gli orsi JJ4 e JJ5 dovranno morire o peggio impazzire in una gabbia per il resto della loro esistenza, un trascurabile danno collaterale per chi è convinto che l’intero creato sia a nostra disposizione come insegna la Bibbia. Chissà, forse siamo più intelligenti di Dio ed è per questo che stiamo cercando il sistema migliore per autodistruggerci. Noi, l’ultima delle Sue creazioni quando ormai era a corto di materiali e di buone idee.
A proposito… Anche l’altitudine e il vuoto evocano paure ancestrali e proprio ieri a Forlì si sono schiantati in due con un deltaplano a motore.
E se oltre agli orsi abbattessimo anche i deltaplani?