DI ALFREDO FACCHINI
15 maggio 1948: 750.000 palestinesi vengono espulsi e cacciati dalle loro terre dopo la creazione dello Stato di Israele.
.
.
È l’inizio della “Nakba” la “catastrofe” per il popolo palestinese. Metà del popolo palestinese oggi vive al di fuori dei cosiddetti “Territori occupati”.
<<Ogni palestinese aveva il suo pezzo di terra, la sua casa e il suo orto: lì nasceva, lì lavorava, e lì viveva. Ogni palestinese era un contadino libero, signore e padrone del suo terreno>>. (Ryszard Kapuscinski)
Da allora solo lutti, abusi, sgomberi e deportazioni.
<<La mia amata città natale ha smesso di esportare arance ed è stata costretta a esportare profughi. La nostra amata Jaffa ha perso i suoi ospedali, cinema, giornali. È stata saccheggiata e confiscata>>.
Secondo il diritto internazionale, le occupazioni dovrebbero essere temporanee, entro un periodo comprese tra cinque e dieci anni.
Così recita e impone il diritto internazionale.
Esempi. L’occupazione americana del Giappone dopo la Seconda guerra mondiale è durata circa 10 anni, così come quella degli Alleati nella Germania Ovest.
Mentre Israele dal 1967 (guerra dei 6 giorni) ad oggi ha dato vita a 240 insediamenti illegali nei Territori, installando 650.000 coloni. (dati 2019)
Oltre 6 mila le strutture demolite dalle autorità israeliane nella West Bank dal 2009 al primo ottobre 2019. Almeno 10 mila le persone sfollate.
Tutto questo non è altro che il frutto della considerazione che Israele ha di sé: quello di sentirsi al di sopra di tutti e delle regole.
Ovviamente, la comunità internazionale non è mai andata oltre due buffetti sulle guance.
Le sanzioni? Per Israele: un Tabù. Eppure, attualmente sono 8 i paesi sottoposti a sanzioni finanziarie. 5 quelli sotto embargo.
Gaza. La polveriera.
Nonostante il ritiro dalla Striscia, l’esercito di Tel Aviv continua a gestire l’occupazione a distanza. Ma non con il binocolo. Niente e nessuno entra o esce da Gaza senza il permesso israeliano.
Poi c’è il blocco pressoché totale che riguarda terra, mare, spazio aereo e questo con conseguenze devastanti sulla popolazione. Mancanza di acqua potabile, elettricità a singhiozzo, disoccupazione record, ospedali senza attrezzature e medicine…
Gaza è la più grande prigione a cielo aperto del pianeta.
Poi ci sono i morti. Troppi.
Sono oltre cinquemila i cittadini palestinesi residenti nella Striscia di Gaza uccisi in situazioni di conflitto dal primo gennaio 2008.
Solo la settimana appena trascorsa i raid dei caccia con la stella di David hanno ucciso 33 persone.
Se per qualcuno il problema è garantire a Israele il diritto di esistere, ecco l’unica possibilità che è appena caduto sulla Terra.