POST DISTOPICO

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Nel mondo in cui sono cresciuto io chi si sottraeva ai rapporti sociali era considerato una persona problematica.
Misantropo, introverso, asociale, disadattato… Psicologi e psichiatri si sono comprati case al mare e macchine sportive cercando di guarire comportamenti in netto contrasto con la più importante caratteristica della razza umana, quella che ci spinge a cooperare e a confrontarci con gli altri alla ricerca del proprio sviluppo personale e dell’interesse generale della comunità di appartenenza.
A un certo punto della nostra esistenza non solo l’asocialità è diventata socialmente accettabile (carino come ossimoro) e non solo gli incontri si sono trasformati in scontri come se pensarla diversamente o anche solo avere gusti diversi fosse un’offesa da lavare col sangue, ma hanno dilagato trovate commerciali come i social, le piattaforme televisive, gli schermi sempre più grandi, i videogames, le vendite per corrispondenza, le sale giochi e via dicendo che ci hanno reso sempre più chiusi e impermeabili al mondo esterno.
Nessun animale sociale, lupi, bufali, sardine, api o elefanti, sarebbe in grado di sopravvivere se si strutturasse in questo modo, morirebbero tutti di fame e di stenti o divorati da chi sta un anello sopra di loro nella catena alimentare.
Continuiamo pure a parlare soltanto con gli animali di casa, con gli elettrodomestici, con l’infotainment della nostra auto e piegati sugli smartphone con estranei che non incontreremo mai, ma poi non stupiamoci se a seguire il nostro funerale ci saranno accanto al nostro partner soltanto un cane, un gatto, un frigorifero intelligente e Siri ed Alexa che chiacchierano dei fatti loro.