DI GIANCARLO SELMI
Susanna Tamaro ha auspicato che della novella “Rosso malpelo” di Giovanni Verga, venga proibita la lettura nelle scuole perché, a suo dire, “terrorizzante”.
Fu la novella di Verga che più mi appassionò, nelle mie letture giovanili.
Una storia che mi fece riflettere sul concetto di esclusione. Ne avevo già verificato l’esistenza, quando notai (frequentavo la scuola elementare) la differenza di trattamento fra i bambini “normali” ed un gruppo di orfanelli che venivano da una struttura che chiamavano “ospizio” Garibaldi. Mi fece impressione e mi addolorò constatare che ci fossero differenze, fra noi e “loro” perfino nel look, con tutti i significati che la parola inglese potesse avere.
Quella constatazione straziò il mio cuore di bambino.
Li vedevo, con i loro capelli rasati a zero, con l’unica indulgenza di un ciuffo lasciato a mezza fronte. Vestiti con indumenti logori e troppo grandi o troppo piccoli. Differenze lasciate lì a prosperare quasi in ammonizione a noialtri. Io, di famiglia umile, guardandoli mi sentivo un privilegiato e me ne vergognavo. Un quadro ottocentesco inserito in una realtà della seconda metà del ventesimo secolo.
Mi colpirono tanto che cominciai a regalare loro la mia merenda e, poi, costrinsi mia madre a prepararne almeno due.
La lettura di “Rosso malpelo” li riportò alla mia memoria e credo sia stata una delle letture più formative della mia giovinezza. Un invito alla sensibilità che oggi, tanti anni dopo, sono sicuro abbia orientato il mio pensiero verso la tolleranza e la solidarietà.
Quella novella, oggi, in un mondo sempre più orientato verso l’egoismo, verso una miserabile competitività fatta di soldi e di muscoli, verso razzismi di vario tipo e di emarginazioni sempre più frequenti, di branchi e di violenza, andrebbe fatta leggere nelle scuole, perché di tolleranza e solidarietà dovremmo riempire i cuori dei nostri figli.
Susanna Tamaro ha vissuto sulla rendita di posizione procuratale dalla fortuna di avere una grande promozione del suo libro “Va dove ti porta il cuore”, da parte di un Maurizio Costanzo al massimo del suo successo televisivo. Un libro melassoso (al pari dei successivi che ha pubblicato) appena accettabile, con qualche buon messaggio. Un libro che faceva piangere, in tutti i sensi, seguito da libri che facevano piangere in un senso solo. Melassa pura, condita da un italiano barocco ed eccessivamente ricercato. Una roba falsa.
“Rosso malpelo” non fa piangere, fa pensare e fa indignare.
Ma, evidentemente, le due cose sono indigeribili per la melassosa autrice. E, per fortuna, nonostante le “minchiate” che spara la Tamaro, Verga rimane un patrimonio della cultura nazionale, lei lo è meno.
Molto meno