DA REDAZIONE
In Vaticano l’abbraccio con papa Francesco, con un occhio all’Amazzonia. Incontro con il sindaco Gualtieri, che lo visitò in prigione. E colloquio ‘last-minute’ con Giorgia Meloni. L’abbraccio tra Lula e papa Francesco è l’espressione di una sintonia che va molto oltre il tweet diffuso dal presidente brasiliano: «Ringrazio papa Francesco per l’udienza in Vaticano e la bella conversazione sulla pace nel mondo».
Pace, eguaglianza e ambiente
A unire l’argentino Papa Bergoglio al brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, oltre alle comuni origini sud americane, tanti temi di contenuto, dalla lotta alla fame al valore del multilateralismo, fino a quella difesa dell’Amazzonia a cui il papa ha dedicato addirittura un Sinodo, nel 2019, e che Lula insiste a considerare prioritaria, nonostante problemi già emersi nel suoi stesso governo. Sintonia piena anche sulla guerra in Ucraina, rispetto a cui i due leader condividono un comune impegno per la pace, decisamente minoritari rispetto alla valutazione geopolitiche dei torti e delle ragioni, o più nascostamente, delle convenienze di schieramento. Papa Francesco e Lula ne avevano già parlato nella telefonata del 31 maggio, nella quale il presidente brasiliano aveva riferito dei suoi colloqui con altri leader alla ricerca di una soluzione negoziata al conflitto.
“Ne hanno discusso nei 45 minuti del loro incontro privato: «un positivo scambio di vedute su alcuni temi di comune interesse, quali la promozione della pace e della riconciliazione» (oltre alla lotta contro la povertà, il rispetto per i popoli indigeni e la protezione dell’ambiente) ha riferito la sala stampa della Santa Sede”.
Fame nel mondo, più vittime della guerra
Parlando al Corriere della Sera all’inizio della sua visita ufficiale a Roma, Lula era stato chiarissimo: «Credo che ci sia troppa poca gente che parli di pace. La mia angoscia è che con così tante persone che soffrono la fame nel mondo, con così tanti bambini senza cibo, invece di occuparci di come risolvere le disuguaglianze ci stiamo occupando di guerra».
«Siamo in un tempo di guerra e la pace è molto fragile», ha dichiarato il papa, che ha donato a Lula un bassorilievo in bronzo proprio dal titolo ‘La pace è un fiore fragile’. Tra i due, anche lo spazio sul reciproco stato di salute. «Sono ancora vivo» la sintesi di Bergoglio. Parole che, nel loro incontro nel 2020, avrebbe potuto benissimo pronunciare Lula, uscito dal carcere di Curitiba appena tre mesi prima e molto grato per la solidarietà che il papa gli aveva espresso a più riprese.
Lula da Gualtieri allora ministro
Lula non ha dimenticato neppure la vicinanza mostrata, durante la prigionia, dal sociologo Domenico de Masi e dall’allora eurodeputato e oggi sindaco di Roma Roberto Gualtieri, ai quali il presidente ha voluto ricambiare la visita, incontrando il primo martedì e il secondo, in Campidoglio, al termine della giornata di ieri, ricostruisce Claudia Fanti sul Manifesto. Ma tante anche le implicazioni politiche e di Stato del suo viaggio in Italia, secondo partner commerciale europeo del Brasile dopo la Germania e il settimo a livello mondiale. «Siamo il paese con più italiani, secondo solo all’Italia stessa. Abbiamo 30 milioni di discendenti italiani», ha spiegato Lula al Corriere, ricordando gli «ottimi rapporti con il movimento sindacale, gli intellettuali e le imprese» del nostro paese.
Ieri con Mattarella
Ne aveva parlato ieri mattina, anche al Quirinale con il presidente Mattarella. Tanti brasiliani di non lontanissime origini italiane, compreso il discusso ex presidente Jair Bolsonaro a cui si addebita l’assalto fallito alle istituzioni dell’8 gennaio scorso, e tutt’ora duro oppositore di ogni tentativi di riforma democratica del sistema sociale ed economico brasiliano. Un colloquio, tra i due capi di Stato, centrato sul rafforzamento, «sotto ogni profilo», delle relazioni tra i due paesi. Italia-Brasile oggi, secondo Lula, «al di sotto del loro potenziale», legato anche al complicato accordo tra Unione europea e Mercosur, il mercato comune dell’America meridionale rispetto al quale Lula non ha mai nascosto le sue critiche.
La premier all’ultimo minuto
Proprio guardando al rafforzamento delle relazioni tra Italia e Brasile che Lula aveva chiesto un incontro anche con la presidente del Consiglio Meloni, incontro che secondo la stampa brasiliana sarebbe stato accettato dalla premier solo all’ultimo. Per lei, frequentatrice della ‘Conservative Political Action Conference’, l’organizzazione di estrema destra più grande del mondo, non deve essere stata una decisione facile ma di fatto dovuta, incontrare il leader del progressismo latinoamericano, al cui insediamento, unica tra i capi di stato e di governo dei più grandi paesi europei, non aveva inviato neanche una delegazione. Gesto pesante e fuori misura del nuovo ruolo e responsabilità.
La politica italiana
Memoria di ferite non lontanissime e ancora parzialmente dolenti, prima della premier della ‘Conservative Political Action’, Lula aveva incontrato la segretaria del Pd Elly Schlein, definito «un simbolo straordinario di lotta, di riscossa e di rivincita delle persone più deboli su una destra estrema che anche in Brasile ha spaccato la società e di essersi confrontata con lui sulle sfide comuni sui grandi temi globali: democrazia, contrasto ai cambiamenti climatici e alle disuguaglianze».
“Un commento, emerge facilmente leggendo i fatti da sinistra, in cui non sfugge l’assenza di riferimenti alla pace, su cui la posizione di Lula e forse anche quella del Papa, risulta è ben diversa da quella del Pd”.
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IN BRASILE INTANTO
Al via il processo contro Bolsonaro, rischia l’ineleggibilità
Al via il processo del Tribunale superiore elettorale brasiliano che potrebbe dichiarare l’ex presidente Jair Bolsonaro ineleggibile per i prossimi otto anni, creando un vuoto di leadership nella mappa politica della destra.L’ex capo di Stato è accusato dal Partito laburista democratico di ‘abuso di potere politico’ e minaccia alla democrazia per aver convocato, alla vigilia delle elezioni del 2022, un evento con un gruppo di ambasciatori stranieri alla residenza dell’Alvorada per attaccare il sistema elettorale brasiliano. Lo stesso Bolsonaro ha ammesso il rischio di una condanna.
“Ad oggi, c’è un’opinione quasi unanime che perderò”, ha riconosciuto in un’intervista a CNN Brasil.
Articolo della redazione di
22 Giugno 2023