DI MARIO PIAZZA
Lo dico subito, sono sempre stato e tuttora sono un guidatore piuttosto disinvolto. In auto e in moto, in città e in autostrada.
Come la maggior parte degli italiani sono convinto di essere un ottimo e intelligente guidatore e per questo le regole me le faccio da me che si tratti di parcheggiare o dei limiti di velocità, e come la maggior parte degli italiani inveisco contro tutti gli altri con una particolare predilezione per chi occupa le corsie di sorpasso, per i guidatori di camper, per chi corre troppo, per chi va troppo adagio, per i ciclisti e per chi attraversa guardando il telefonino.
Uno come me (e probabilmente come voi) dovrebbe essere ridotto in miseria dalle multe e invece capita che le pochissime che prendo siano dovute più all’imbecillità di certi divieti che alla mia condotta, autentiche trappole e imboscate in danno di un onesto contribuente.
Leggo sul sito della Polizia Stradale che ogni giorno sono in servizio 1500 pattuglie.
Considerando che sulla viabilità ordinaria il controllo del traffico viene effettuato perlopiù da Carabinieri, Finanza e polizie locali sui 7000 chilometri della rete autostradale sarebbe logico incontrare una di queste pattuglie mediamente ogni 10 chilometri e sarebbe logico vederle inseguire e fermare i guidatori indisciplinati come spesso io sono, o magari ferme a controllare l’usura delle gomme o il tasso alcolemico.
E invece niente.
Le pochissime che incontro stanno in gran parte nelle piazzole degli autogrill o nella migliore delle ipotesi appollaiate dietro un autovelox a massacrare chi in teoria dovrebbe essere già supercontrollato dal fantomatico “sistema Tutor”.
Rabbrividiamo pure davanti agli orrendi incidenti quotidiani e ascoltiamo con attenzione gli inutili predicozzi televisivi ma sulle strade l’unica prevenzione possibile si chiama repressione e mi pare proprio che ancora non abbiamo deciso da dove cominciare.