DA REDAZIONE
Cronaca confusa, con titoli e sommari. «La visita. Addio Trump, patto Meloni-Biden su Kiev, Nato e Africa». Il nodo-Cina non compare. «Non mi sono sentita Cenerentola. E schiva la domanda su Trump». Oppure, politicamente critico, «Meloni incontra McCarthy (lo speaker repubblicano al Congresso). Silenzio su Cina e Africa». Altra giornali mettono in rilievo lo sgarbo alla stampa anche americana (vizio pompeiano), «II media americani sollevano il caso della mancata conferenza stampa»
Meloni tra il dire e il non dire
In un vertice tra capi di Stato e di governo, vale più il detto o il non detto? Peggio: quello che sappiamo è tutto il detto e non detto? Dell’incontro di Giorgia Meloni ospite alla Casa Bianca di cui ci hanno abbondantemente informato telegiornali plaudenti, ci manca la voce della Stampa americana che nella storia del giornalismo ha qualche merito da vantare. La conferenza stampa congiunta Meloni-Biden salta e i giornalisti americani, che a queste modalità non sono abituati, s’imbufaliscono. La premier privilegia l’ambasciata italiana e la stampa nazionale, ma anche lì, senza quasi modo e tempo di domande. Ma vedremo dopo.
Versione moderata dei fatti
Una tenuta dell’Italia sulla linea atlantica che Biden premia con un’apertura sull’Africa e sull’agenda del G7 italiano del 2024. Roma riceve dall’amministrazione Usa rassicurazioni sull’impegno della Nato sul fronte Sud. Mentre sull’abbandono italiano della Via della Seta cinese, Biden non affonda il colpo (o almeno non si sa). È Meloni a rassicurare l’alleato americano affermando la necessità di ‘un commercio globale libero ma corretto’ chiedendo a Washington ‘dialogo con l’Ue’ di questi tempi non particolarmente corretto. Del sovranismo che fu della leader italiana, solo un prudente passaggio sul «bilanciamento tra apertura e interessi nazionali». Un’ora e poi via.
Il non o il poco detto
Nel punto stampa che precede la Casa Bianca, Giorgia Meloni e lo speaker della Camera Kevin McCarthy nemmeno citano i punti chiave in discussione. Passerella per la parte repubblicana che più sta nel cuore della premier. Lo speaker, annuncia che nonna era italiana e si chiamava Palladino e poi ‘gareggiano in iperboli quanto a meraviglie dei rapporti tra l’Italia e gli Usa’, ironizza Andrea Colombo. Unico accenno alla politica internazionale è per confermare che sulla guerra in Ucraina l’identità di vedute è totale. Nessuna domanda ammessa, e, ad effusioni esaurite, i due lasciano la sala e piantano i giornalisti a becco asciutto.
Imbarazzo su Trump, visita in Cina e Lgbtq+
Dopo il bilaterale con Biden, una conferenza stampa solo con i giornalisti italiani all’ambasciata, e l’offesa a i media americani cresce. Nel colloquio ‘di casa’, tema chiave la Cina, Meloni ha preso tempo: la decisione sulla rinuncia o meno all’intesa sulla Via della Seta avverrà come previsto ‘entro. In ogni caso, annuncia la premier, «Pechino sarà sicuramente una delle prossime tappe». La premier ha poi negato di aver ricevuto domande sui diritti Lgbtq+ da Biden e dai deputati incontrati in mattinata. Alla domanda sui precedenti rapporti con Trump, la premier schiva: «Sono in evidente sintonia con i Repubblicani ma ciò non mi impedisce di avere relazioni positive con i leader dei Paesi partner. D’altra parte anche Trump aveva rapporti con leader italiani non esattamente repubblicani».
Difficoltà sull’Africa
Sull’Africa, le cose diventano meno facili, mentre per la premier il capitolo importante è quello. Abbandonare una via della Seta che non ha mai apprezzato le importa forse troppo poco. Grandi attese invece sul fronte Africa dove spera di ottenere supporti politici ma anche materiali per il ‘Piano Mattei’, sul fronte energie e migranti. In linea di principio Washington non ha nulla da obiettare, ma nel concreto il passo principale sarebbe sbloccare in qualche modo gli aiuti del Fmi alla Tunisia in attesa di regola da rispettare forse e quando, ma dai colloqui preliminari, le speranze sono pochissime.
Accoglienza e concessioni
Resta da capire se all’ottima accoglienza «si saranno accompagnate anche concessioni sonanti», avverte il diffidente Manifesto. Sul capitolo Cina, di gran lunga quello più importante per Biden, «Il presidente vuole certezza sull’affossamento del memorandum firmato da Conte e Di Maio nel 2019, la via della Seta». Deve finire come North Stream 2 nelle alate parole di Victoria Nuland, la sottosegretaria di Stato: «Ferraglia in fondo all’oceano». E per Andrea Colombo, «Finirà proprio lì anche se l’italiana chiede di modulare i tempi e calibrare i toni perché una rottura completa con la Cina sarebbe per Roma sgradevolissima».
Articolo dalla redazione di
28 Luglio 2023