DI FERDINANDO TRIPODI
Il partito di Matteo Salvini a Milano sta attraversando una crisi nera, e non solo per l’assedio degli alleati.
Ma anche perché sotto la Madonnina da gennaio a oggi, dei 200 militanti leghisti, solo in cento hanno rinnovato la tessera. «Ma siamo solo a inizio giugno», mormora qualcuno da dentro.
Eppure, fanno notare altri, «chi voleva rinnovare ha già avuto sei mesi di tempo per farlo…».
Il crollo tra gli aficionados arriva dopo i risultati delle ultime Regionali: in città il partito di Salvini ha ottenuto 26.377 voti.
Più di diecimila in meno rispetto alle consultazioni del 2013, quando erano stati oltre 39 mila.
A tenere lontani i militanti c’è poi un partito che da sette anni non fa un congresso provinciale e in cui i commissari cittadini sono nominati dall’alto: oggi la commissaria è Silvia Sardone, eurodeputata e consigliera comunale che arriva da Forza Italia.
Prima di lei c’era il braccio destro di Salvini, Stefano Bolognini, già assessore regionale e oggi nel Gabinetto del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. «Ma sarebbe troppo facile addossare le colpe ai commissari cittadini», spiega un leghista che vuole rimanere anonimo. «Il problema è che i militanti non vengono coinvolti».
Nessun ruolo politico né operativo, i giovani partecipano attivamente di rado.